L’Ue bacchetta l’Italia sulla gestione delle aree protette

L’Italia rischia l’ennesima procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto delle aree protette. Per il nostro Paese non sarebbe certo una novità viste le precedenti 93 procedure di infrazione. Insomma l’Italia è uno scrigno di bellezze e di biodiversità, ma, se si escludono alcune operazioni di facciata, ben poco viene fatto per preservare e capitalizzare questo tesoro naturalistico.

La questione è stata oggetto di un fitto carteggio iniziato la scorsa estate e giunto a un punto nodale negli scorsi giorni quando la Commissione Europea ha chiesto a Palazzo Chigi una serie di informazioni supplementari.

Manca la trasparenza sulle procedure che devono valutare l’incidenza ambientale, c’è assenza di comunicazione fra i livelli amministrativi, le decisioni vengono prese da personale impreparato e inadeguato, le realtà che hanno in carico le riserve naturali non vengono interpellate e il Governo Renzi ha più volte ventilato l’ipotesi di sopprimere il Corpo Forestale che l’Ue vorrebbe rafforzato. Insomma le aree sottoposte a tutela sono 2589 ma, per malagestione e miopia, vengono svendute al miglior offerente, in barba alla gestione e al controllo che spetterebbero agli enti locali.

E così viene autorizzata la pesca sportiva nelle aree protette come quella delle ex cave Danesi, si autorizza la costruzione di una centrale a biomasse a ridosso della riserva dell’Alto Merse, si approva l’ampliamento dell’aeroporto di Cagliari, a due passi dall’habitat protetto del pollo sultano e così via.

La lista delle prescrizioni della Commissione Europea all’Italia consta di 21 punti, con tanto di esempi nei quali vengono sottolineati il pressapochismo e l’approssimazione con il quale vengono gestite le aree protette. Nella richiesta di chiarimenti la Commissione evidenzia come l’Italia autorizzi interventi nelle aree protette senza valutazioni sull’impatto, ma non solo, alcuni progetti vengono “approvati nonostante l’accertata incidenza negativa”. Secondo la Commissione Europea c’è “un problema di natura sistematica nell’applicazione” delle direttive ambientali comunitarie. E nella sua reprimenda la Commissione Europea cita anche le forze armate che effettuano esercitazioni in siti Natura 2000 di diverse regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Sardegna, Sicilia). Insomma che cosa ci si può attendere se sono gli organi dello Stato i primi a non rispettare le leggi?

Via | L’Espresso

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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