[blogo-gallery id=”158911″ layout=”photostory” title=”Kiribati, cambiamenti climatici” slug=”kiribati-cambiamenti-climatici” id=”158911″ total_images=”10″ photo=”0,1,2,3,4,5,6,7,8,9″]
La giustizia neozelandese ha respinto la richiesta di Ioane Teitiota di diventare il primo rifugiato climatico del mondo. Teitiota, 38 anni delle Kiribati, aveva presentato la richiesta di asilo climatico sostenendo che lui, la moglie e i tre figli, tutti nati in Nuova Zelanda, correrebbero un pericolo mortale se fossero rimpatriati.
Il richiedente però, secondo la Corte Suprema della Nuova Zelanda non soddisfaceva i criteri necessari per ottenere lo status di rifugiato, ovvero essere minacciato di persecuzione nel suo paese natale. Secondo le Nazioni Unite Kiribati, insieme alle Maldive, a Tuvalu e a Tokelau, fa parte degli stati insulari che potrebbero ritrovarsi “senza terra” a causa del riscaldamento climatico: il paese è formato infatti da un arcipelago del Pacifico, composto da una trentina di atolli corallini la maggior parte dei quali si trova appena sopra il livello del mare, minacciato costantemente dall’innalzamento del livello del mare.
A inizio luglio si è tenuto a Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York un incontro ad alto livello sul cambiamento climatico, cui ha partecipato anche il ministro dell’ambiente italiano Gian Luca Galletti, il quale aveva usato proprio l’esempio delle isole Kiribati come paradigmatico dei rischi che il pianeta corre in virtù dei cambiamenti climatici:
“I problemi che affronta oggi un piccolo stato isola come Kiribati sono gli stessi che i nostri figli, in Italia, affronteranno tra qualche anno. Dobbiamo capire che i problemi dei Paesi più esposti devono diventare i problemi di tutti”
dichiarò il ministro italiano in conferenza stampa.
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