PEKANBARU, SUMATRA, INDONESIA - JULY 11: A view of land clearing for palm oil plantation in Siak district on July 11, 2014 in Riau province, Sumatra, Indonesia. The Nature Climate Change journal has reported that Indonesia lost 840,000 hectares of natural forest in 2012 compared to 460,000 hectares in Brazil despite their forest being a quarter of the size of the Amazon rainforest. According to Greenpeace, the destruction of forests is driven by the expansion of palm oil and pulp & paper has increased the greenhouse gas emissions, pushing animals such as sumatran tigers to the brink of extinction, and local communities to lose their source of life. (Photo by Ulet Ifansasti/Getty Images)
La deforestazione continua a un ritmo forsennato: nel 2014 sono spariti dal nostro Pianeta 18 milioni di ettari di foreste vale a dire 180.000 kmq, una superfice pari al doppio del Portogallo e uguale a quella di Paesi come Siria e Cambogia.
La piattaforma Global Forest Watch ha pubblicato i dati che sono stati forniti dall’Università del Maryland, e da Google. Questa diminuzione delle foreste – la cui superficie rappresenta un terzo delle terre emerse – non cessa. Ogni minuto vengono tagliati circa 2400 alberi e più della metà delle foreste vengono tagliate nei Paesi tropicali.
Nuove aree del mondo – prima trascurate – vengono private della vegetazione: nel bacino del Mekong, in Cambogia, nell’Africa Occidentale, in Madagascar e in Sud America, in modo particolare in Paraguay.
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La principale causa della deforestazione non è – come si potrebbe pensare – la “fame” di legname, ma quella di spazio: le foreste liberano spazio per le piantagioni di soia, di caucciù e di olio di palma. Uno studio reso noto lo scorso aprile ha stabilito una forte correlazione fra la deforestazione della regione del Mekong e l’aumento del prezzo del caucciù a livello mondiale. In Paraguay sono le coltivazioni di soia e di bovini a spingere alla distruzione delle foreste.
I dati pubblicati da Global Forest Watch vengono riattualizzati ogni otto giorno grazie alla sorveglianza satellitare consentita dal programma Landsat sviluppato dalla Nasa che garantisce un’altissima risoluzione.
Sono circa 300 milioni le persone che vivono nei pressi delle foreste e la sopravvivenza del 60% delle popolazioni indigene dipende da esse.
Via | Le Monde
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