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Inquinamento anche in paradiso: colpa dell’abbigliamento per l’outdoor

L’inquinamento dove meno te lo aspetti, in alta montagna, nelle zone più selvagge e meno antropizzate del pianeta. La contaminazione dei Pfc, composti poli e per-florurati impiegati in numerosi processi industriali, arriva anche in quelli che dovrebbero essere i luoghi più incontaminati del Pianeta.

Lo ha scoperto Greenpeace, grazie a otto spedizioni compiute fra maggio e giugno per prelevare campioni di acqua e neve in altrettante aree montane e remote in tre diversi continenti. I risultati di questa indagine hanno dato vita al report Impronte nella neve.

Le maggiori concentrazioni di Pfc sono state rilevate proprio durante la spedizione italiana, sui Monti Sibillini, nel lago Pilato situato fra l’Umbria e le Marche. Le altre spedizioni si sono svolte sugli Alti Tatra (Slovacchia), sulle Alpi Svizzere, alle Torres del Paine (Cile), in Russia, Scandinavia, sulle montagne di Haba (Cina) e su quelle di Kaçkar (Turchia).

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Come hanno potuto i Pfc arrivare in quei luoghi sperduti?

I “vettori” sono principalmente i capi d’abbigliamento per l’attività all’aria aperta: l’industria dell’outdoor utilizza i Pfc (polifluorati e perfluorati) per le finiture impermeabilizzanti e antimacchia. Una volta rilasciati nell’ambiente questi composti si degradano lentamente e si disperdono.

I Pfc possono causare danni al sistema riproduttivo e ormonale, favorire la crescita di cellule tumorali e sono sospetti agenti mutageni. I marchi leader del settore outdoor continuano a produrre capi d’abbigliamento ed è per questo che Greenpeace ha lanciato, contestualmente alla pubblicazione del report, la campagna Detox Outdoor che invita il settore dell’outdoor a “intervenire immediatamente e smettere di contaminare l’ambiente con sostanze chimiche rischiose come i Pfc”.

Anche se alcune aziende più piccole, specializzate in outdoor producono già intere collezioni di abbigliamento idrorepellente Pfc-free: Fjällräven, Paramo, Pyua, Rotauf e R’ADYS.

Via | Greenpeace

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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