Gli attivisti di Greenpeace Brasile sono al fianco del popolo indigeno dei Ka’apor per proteggere dalla deforestazione illegale le loro terre della riserva dell’Alto Turiacu, nello stato di Maranhao. A soccorrere gli indigeni è arrivata anche la tecnologia satellitare: grazie all’installazione di telecamere con sensori termici e di movimento è stato possibile documentare chi entra nella riserva.
Ai Ka’apor sono stati forniti Gps con i quali monitorare il passaggio dei camion utilizzati dai taglialegna per attraversare l’area. Il destino di questa popolazione è scritto nel loro nome: Ka’apor significa infatti “abitanti della foresta”.
Il territorio dell’Alto Turiacu è uno degli ultimi tratti di foresta amazzonica di Maranhao, ma è sempre più vulnerabile a causa delle invasioni dei taglialegna e dei cacciatori. Secondo i dati ufficiali del sistema di mappatura dell’Istituto nazionale di ricerca spaziale, tra il 2007 e il 2013 oltre 5.700 ettari hanno subito un serio degrado. Alla fine del 2014, l’8% risultava disboscato.
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Le attività illegali e la criminalità organizzata legata al traffico della legna si fa strada nei territori indigeni alla ricerca di specie pregiate come l’Ipé, che una volta lavorato ed esportato può essere venduto a un prezzo che arriva a 1.300 euro per metro cubo. Dal 2008 gli indigeni hanno richiesto al governo brasiliano di prendere provvedimenti affinché vengano messe in atto azioni di contrasto nei confronti di queste attività illegali che molto spesso culminano in violenze e omicidi.
Via | Askanews
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