Former Uruguayan president Jose ''Pepe'' Mujica attends the presentation of his first book ''La felicità al potere'' in Rome on May 28,1015. AFP PHOTO / TIZIANA FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
Sono bastati cinque anni a capo dell’Uruguay per fare di José “Pepe” Mujica uno dei pesonaggi-simbolo della decrescita felice, ma soprattutto un esempio in carne e ossa di come sia possibile predicare bene e razzolare bene.
[related layout=”right” permalink=”https://ecoblog.lndo.site/post/160348/cop21-pierre-rabhi”][/related]Il paradigma di vita di Pepe è semplice: “Chi non è felice con poco non sarà mai felice con niente”. Ci sono voluti una vita di lotta con i Tupamaros e otto anni di prigionia sotto la dittatura, fra il 1973 e il 1985, di cui due passati al fondo di un pozzo, con l’acqua alla cintola durante le maree, per partorire un pensiero che – in ogni intervista o dichiarazione – smonta pezzo per pezzo l’etica capitalistica.
Di passaggio a Parigi, l’ottantenne ex presidente uruguagio ha incontrato il leader del partito di Sinistra francese Jean-Luc Mélenchon in una delle numerose manifestazioni che si stanno svolgendo in attesa della COP21 di fine mese.
Partendo dalla propria travagliata esperienza personale e dagli anni passati nelle carceri del suo Paese, Mujica ha invitato i giovani all’impegno:
“Io non avevo altra soluzione che la riflessione e l’introspezione per trovare le forze per sopravvivere. Sono stati gli anni più fecondi della mia vita. Queste peripezie mi hanno insegnato che quelli che perdono sono quelli che non si battono, quelli che non si defilano. E questo non si applica solamente alla politica ma al lavoro o ancora all’amore. La vita è piena di fallimenti e di domande. Bisogna ripartire, instancabilmente”.
Mujica ha sottolineato l’incapacità, da parte dei governi, di subordinare i propri interessi economici alle questioni climatiche e ambientali:
“Siamo tutti sulla stessa barca, il pianeta Terra, e noi siamo responsabili della vita dei membri dell’equipaggio di questa barca. Dobbiamo compiere un gesto di civilizzazione che deve cambiare la politica rispetto a come viene condotta oggi”,
ha aggiunto sottolineando poi come sia impossibile costruire “edifici socialisti” con “mattoni capitalisti”.
La COP21 è, dunque, la prova del nove, un momento topico in cui i Governi dovranno scegliere fra ambiente e capitale, fra salute e occupazione, fra sviluppo sostenibile e scelte destinate a gettare l’umanità nel precipizio.
Via | Les Inrocks
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