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Si chiama Textile wall il pannello tessile che diventa un muro, facile da costruire e leggero da trasportare, in grado di fornire un riparo in contesti di emergenza, dopo un terremoto, una catastrofe naturale e in contesti di crisi umanitaria.
L’invenzione e il brevetto del Textile wall appartengono al Dipartimento di architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano. Ideatore di questo muro facilmente adattabile ai contesti più diversi è il dottorando in tecnologia dell’architettura Salvatore Viscuso che spiega come Textile wall permetta
“di rispondere sia alle prime fasi dell’emergenza in cui bisogna creare un semplice sistema di partizione, sia alle fasi successive di costruzione in quanto è possibile riempire le cavità centrali con materiale reperibile localmente, terra, inerti, sabbia o anche del materiale leggero”.
Con un imballaggio di 30 kg si ha il materiale utile per costruire un’abitazione per 5 persone. L’idea è nata all’interno del progetto europeo Speedkits che vuole dare risposte efficaci alle popolazioni colpite da grandi disastri.
Attualmente il Textile wall è in una fase dimostrativa: vengono realizzati dei prototipi in grado di prefigurare l’applicabilità in una situazione specifica e si contattano aziende che li vogliano commercializzare, anche alla luce dei feedback positivi ricevuti da parte delle ong.
I prototipi in poliestere/PVC o poliuretano sono stati inviati in Burkina Faso e in Senegal, dove verranno testati sul campo dagli operatori e dalle popolazioni colpite da calamità naturali o coinvolte in crisi umanitarie.
Via | Polimi
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