Lo scenario di sviluppo delle auto elettriche in Italia

L’E-Mobility Report 2016 è il primo rapporto italiano sulle auto elettriche e la mobilità elettrica. Redatto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, lo studio parte dalle numerose certezze del mercato provando a tracciare un possibile scenario per i prossimi anni. Nel mondo sono circa 800mila le auto elettriche vendute nel 2016. Una crescita del 40% rispetto al 2015 che non riguarda però l’Italia: i dati certificati dall’Unrae parlano di circa 1.400 veicoli nuovi venduti per un valore complessivo di 75 milioni di euro, lo 0,1% del mercato dell’auto. A farla da padrona è la Cina, +113% con 225.000 auto elettriche vendute, seguita dagli Stati Uniti (109.000, +33%).

In Europa se ne contano 151.000: una su quattro è acquistata in Olanda mentre la Norvegia rappresenta circa il 18% del mercato, seguita da Francia, Regno Unito e Germania. Circa una cinquantina di modelli di 15 case si contendono il mercato mondiale, in cui primeggiano la Nissan Leaf e la Tesla Model S che vanta la maggiore autonomia disponibile attualmente sul mercato (fino a 632 km in ciclo NEDC). Tra le auto elettriche più economiche rispetto alla vettura di Palo Alto figurano la Renault Zoe (prezzo da 22.500 euro) e la smart elettrica, prossima all’arrivo in Europa. L’E-Mobility Report 2016 stima che nel Vecchio Continente siano circa 20 i modelli di auto elettriche in vendita e prodotti da 12 differenti marchi. Entro fine 2020 sono in arrivo anche Honda, Opel, Porsche e Audi.

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Lo sviluppo del piano di ricarica in Italia

Dei 1,45 milioni punti di ricarica censiti nel mondo a fine 2016 in Europa ce ne sono 70.000 pubblici (37%) e circa 400.000 privati (30%), circa 0,86 veicoli per singola colonnina. Secondo Energy&Strategy Group il rapporto in un mercato “maturo” dovrebbe attestarsi attorno a un veicolo per punto di ricarica, valore raggiunto solo da Cina (1,05) e Svezia (0,99). L’Italia, con un indice di 0,66, conferma le difficoltà in materia con 9.000 punti di ricarica, di cui solo 1.750 pubblici (20%). L’obiettivo del PNIRE (Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica) al 2020 è di installare 4.500-13.000 punti di ricarica normal power (con potenza pari o inferiore a 22 kW) e di 2.000-6.000 high power (superiore a 22 kW).

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Ma per far funzionare al meglio l’infrastruttura serve una visione di sistema: “Una delle principali barriere alla diffusione su larga scala della mobilità elettrica è l’assenza di interoperabilità tra le infrastrutture di ricarica gestite da operatori differenti” spiega Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano. Il riferimento è alla piattaforma tedesca Hubject, fondata nel 2012 da BMW, Bosch, Siemens e Daimler che conta 240 partner in 17 paesi differenti per circa 40.000 punti di ricarica. Un’altra opzione è quella di lanciare offerte complete di mobilità elettrica a una tariffa flat mensile: sono compresi il noleggio del veicolo, l’installazione della stazione di ricarica domestica e l’accesso all’infrastruttura di ricarica pubblica gestita dallo stesso. Un esempio è rappresentato da E-go all inclusive con la Nissan Leaf.

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Quante auto elettriche in futuro? Due scenari a confronto

Il rapporto E-Mobility Report 2016 mostra inoltre due possibili scenari di sviluppo delle auto elettriche in Italia al 2020: nel primo – denominato “EV pull”  si ipotizza che il primo passo per l’affermazione del modello sia la vendita di auto elettriche. Partendo dalla stima del numero di veicoli elettrici previsti in Italia al 2020 è stato calcolato “a ritroso” il numero di colonnine necessario: con 70.000 auto a zero emissioni in quattro anni, e un controvalore in auto acquistate compreso tra 1,75 e 2,45 miliardi di euro, si stimano investimenti in infrastrutture di ricarica compresi tra 225 e 384 milioni di euro per un’emissione di CO2 ridotta da 136.000 tonnellate annue a 63.000 (-54%).

Nel secondo scenario “PNIRE push” è invece l’infrastruttura di ricarica a comandare i volumi del mercato. Partendo dalla stima del numero di colonnine al 2020, si è calcolato “a ritroso” il numero di veicoli elettrici circolanti tra auto nuove e usate. Con 4.500-13.000 punti di ricarica pubblici normal power e 2.000-6.000 high power si arriverebbe al 2020 a circa 130.000 auto elettriche (l’85% in più rispetto allo scenario precedente) con investimenti in infrastrutture di ricarica compresi tra 337 e 577 milioni di euro e un controvalore in veicoli elettrici tra i 3,25 e i 4,55 miliardi di euro. In questo caso l’inquinamento sarebbe ulteriormente ridotto grazie a una CO2 in discesa da 253.000 a 138.000 tonnellate l’anno.

La differenza evidente tra i due modelli proposti induce l’Energy&Strategy Group a dare un triplice suggerimento alle istituzioni. Oltre a un ridimensionamento del PNIRE verso un obiettivo di infrastrutture più in linea con quanto ci si attende dal mercato delle auto elettriche, il consiglio è un rafforzamento degli incentivi per l’acquisto delle auto a zero emissioni con un primo riallineamento del mercato dei veicoli alle infrastrutture. Per farlo – raccomandano dal Politecnico – è possibile utilizzare le risorse già destinate al PNIRE ottenendo un bilanciamento degli obiettivi.

Paolo Sperati

Nato nello sport, cresciuto nel motorsport, ora alle prese con auto e moto di tutti i giorni (o quasi). Laurea in comunicazione internazionale e sociologia passando per le esperienze più disparate: Datasport, Telenova, Eurosport, Infront, Mondiale SBK e Tourist Trophy. Più che la tecnica, che lascio ad esperti ed ingegneri, in un veicolo guardo la funzionalità e i consumi. Meglio se a emissioni zero. Perché la vita e (la Terra) è una sola. Sportivo praticante e problem solver di natura.

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Paolo Sperati

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