Ai milanesi piace la bici, piace il bike sharing e piace la possibilità di lasciare la bici in mezzo alla strada. O almeno così sembrerebbe a leggere i dati delle iscrizioni (35 mila in appena 15 giorni) alla piattaforma Mobike.
Mobike funziona come un po’ tutte le piattaforme di bike sharing: ci si iscrive, si ottiene un conto per i pagamenti, si paga in base all’utilizzo. La differenza sta nel fatto che ci sono stazioni presso cui depositare o recuperare una bici, le cosiddette Mobike Preferred Location (MPL), ma non è obbligatorio usarle. Per questo viene definito bike sharing libero.
C’è, però, una politica ben precisa dettata dall’azienda nelle sue Faq, con poche e chiare regole su come e dove si possa parcheggiare la bici una volta terminata la corsa: “Nel caso in cui le MPL non siano disponibili, i Mobiker possono parcheggiare presso una qualsiasi rastrelliera pubblica o in qualsiasi postazione pubblica accessibile che non ostacoli il traffico pedonale e dei veicoli. I Mobiker non devono mai parcheggiare presso parcheggi privati, all’interno di un complesso, o in un parcheggio sotterraneo“.
A quanto pare, però, i milanesi non rispetterebbero alla lettera queste indicazioni creando qualche problema ai potenziali utilizzatori del servizio. Se la situazione non rientra nelle regole in fretta il servizio di bike sharing libero potrebbe trasformarsi in un caos.
Mobike, infatti, è riuscita ad ottenere ben due dei tre lotti da 4.000 bici condivise che il Comune di Milano ha messo in bando. Il che vuol dire che, nel giro di pochi mesi, le Mobike in giro per Milano saranno 8.000.
Si tratta di bici a ruote piene, senza camera d’aria, senza cambio, che si prenotano tramite la classica app per sistemi Apple o Android. Sarebbe un vero peccato se un servizio così capillare dovesse naufragare a causa del comportamento poco rispettoso delle regole di alcuni suoi utilizzatori.
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