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Plastica nei mari: cosa succederà alla Salvamare?

Con la crisi in atto nel governo diventa difficile capire che fine farà il disegno di legge Salvamare, la cui calanderizzazione era stata apprezzata qualche settimana fa dal ministro dell’ambiente Sergio Costa. L’avvio dell’esame d’aula alla Camera era previsto per il 23 settembre, ma ora è complicato immaginare le fasi dell’iter e dello stesso provvedimento.

In ogni caso, restano attuali le parole di Costa: “La plastica in mare è un problema che deve essere affrontato con strumenti adeguati e la ‘Salvamare’, grazie al fondamentale apporto dei pescatori, è proprio uno di questi. L’Italia, che è bagnata per due terzi dal mare, deve essere leader nella battaglia globale contro la plastica e fare da apripista“. Vedremo come andrà a finire.

L’inquinamento da plastica è una delle principali emergenze ambientali. Salvamare, una volta entrata in vigore, avrebbe consentito, fra l’altro, ai pescatori di portare a terra la plastica accidentalmente finita nelle loro reti. Quelli che avrebbero accettato di diventare degli “spazzini” del mare, diventando preziosi alleati dell’ambiente, si sarebbero potuti giovare di un certificato ambientale e la loro filiera di pescato sarebbe stata adeguatamente riconosciuta. 

Nel nostro paese esistono già dei progetti sperimentali di coinvolgimento dei pescatori nella raccolta della plastica che stanno dando ottimi risultati: nell’Arcipelago Toscano da un anno (a Livorno) e anche in Puglia, dove la Regione ha avviato da poco tempo l’iniziativa. L’arrivo della nuova norma avrebbe potuto dare la marcia in più al recupero della plastica nei nostri mari.

Foto | Ministero dell’Ambiente

Rosario Scelsi

E' una persona semplice e senza grilli per la testa, che ama la serenità.

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