Un traffico illecito di rifiuti plastici italiani è stato scovato da Greenpeace nel corso di un’indagine svolta dalla nota organizzazione ambientalista, fondata a Vancouver nel 1971. Il lavoro in difesa del clima e dell’ecosistema portato avanti da alcuni suoi rappresentanti ha fatto emergere lo spinoso problema, che ci chiama in causa come nazione.
Secondo i dati offerti alla valutazione pubblica, le spedizioni illegali avrebbero riguardato 1300 tonnellate di rifiuti in plastica spediti dal nostro paese verso la Malesia nei primi 9 mesi dello scorso anno, quindi il dato aggregato relativo all’intero 2019 dovrebbe raggiungere cifre sensibilmente maggiori, sia per i tre mesi mancanti all’appello, sia perché l’Italia non è l’unica nazione coinvolta nei traffici.
Il ministro dell’ambiente Sergio Costa vuole stringere le maglie su queste forme di malcostume e business fuori dalle regole civili e legali: “Quella di Greenpeace è un’indagine di grande importanza. Bisognerà approfondire tutte le informazioni acquisite, perché si tratta di un tema che coinvolge numerosi paesi e che mostra con chiarezza la necessità di lavorare a controlli più approfonditi e stringenti“.
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“Questi dati -prosegue il ministro- se confermati, testimoniano ancor più la necessità di adottare misure urgenti per prevenire pratiche così illegali e vergognose. Dobbiamo portare avanti senza sosta la battaglia intrapresa per ridurre al minimo la produzione e il consumo dell’usa e getta, e intraprendere con sempre maggiore convinzione il passaggio ad un’economia circolare che sappia puntare sul mercato del riciclo, del riuso e della rigenerazione dei materiali“.
Tutti sappiamo quanto male stia facendo all’ecosistema l’inquinamento dovuto alla plastica, ma le coscienze non sembrano ancora mature a sufficienza, almeno sul piano delle condotte.
Il problema riguarda spesso i mari. La loro distruzione e l’annientamento di molte delle specie viventi che vivono nelle loro acque sta prendendo forma nell’indifferenza di molti, che sembrano non rendersi conto del male prodotto dall’invasione di plastiche e microplastiche, pericolose anche per la nostra catena alimentare, dove ritornano.
Fonte | Ministero dell’Ambiente
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