Le auto elettriche non interferiscono con i pacemaker o altri dispositivi usati dai cardiopatici: è questo il risultato di un recente studio, condotto dagli esperti del neozelandese Wellington Hospital e pubblicato sulla rivista scientifica Technology and Health Care. Non vi sarebbero quindi pericoli per i pazienti nell’avvalersi di auto elettriche, sia per brevi che per lunghi spostamenti.
Alcuni dispositivi a uso cardiaco, come i pacemaker o i defibrillatori, possono non funzionare correttamente quando esposti a forti campi magnetici ed elettromagnetici. Per questa ragione, gli esperti hanno voluto valutare se le vetture elettriche, data la loro natura iper-tecnologica, potessero rappresentare una situazione di rischio per i portatori di questi apparecchi.
A questo scopo, i ricercatori neozelandesi hanno analizzato 108 portatori di pacemaker o dispositivi analoghi, ai quali è stato richiesto di guidare una tra le quattro vetture elettriche più diffuse sul mercato: la Nissan Leaf, la BMW i3, la Tesla Model S e la versione elettrica della Up di Volkswagen. Il tutto in condizioni di sicurezza: in caso di eventuali alterazioni nel funzionamento dei dispositivi, un equipe sarebbe potuta intervenire fornendo tutta l’assistenza necessaria ai pazienti.
Monitorando i campi elettromagnetici generati dalle vetture, soprattutto nelle situazioni di picco, i ricercatori non hanno rilevato nessun effetto collaterale per i pazienti né interferenze per i dispositivi medicali. Questo anche nei momenti dove i campi elettromagnetici sono più elevati, ad esempio quando l’auto è ferma in sosta per la ricarica. Non si sono registrate interferenze se l’autista rimane in auto durante il collegamento alla rete elettrica, fatto peraltro assai remoto poiché si tende a scendere dalla vettura quando collegata alla colonnina.
Allo stesso tempo, i ricercatori hanno sottolineato come siano necessari altri studi, anche perché il test è stato condotto solo su quattro vetture disponibili sul mercato e la tecnologia per le auto elettriche muta velocemente.
Fonte: The Next Web
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