Bottiglie di vino - ecoblog.it
La pratica della “doppia etichetta” rappresenta una strategia commerciale adottata da molte cantine, ma raramente discussa apertamente. Essa consiste nell’uso di etichette diverse per lo stesso vino, a seconda del canale di distribuzione cui è destinato: la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) o il settore della ristorazione e dell’Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti, catering). Sebbene questa tattica possa ottimizzare la gestione della distribuzione e rispondere a esigenze di segmentazione del mercato, solleva questioni di trasparenza nei confronti dei consumatori, che potrebbero essere inconsapevoli delle differenze tra i prodotti.
Le cantine che operano su più canali di vendita adottano spesso una strategia di segmentazione dei prodotti attraverso l’uso di etichette distinte. Questa pratica è guidata da diverse necessità. Innanzitutto, i target di clientela sono differenti: i consumatori della GDO cercano un buon rapporto qualità-prezzo, mentre quelli che frequentano i ristoranti sono disposti a spendere di più per un’esperienza unica. Inoltre, gestire i prezzi è fondamentale per evitare confusione tra i consumatori, poiché vendere lo stesso vino con la stessa etichetta a prezzi diversi tra supermercato e ristorante potrebbe generare insoddisfazione. Infine, la doppia etichetta permette di riservare specifici prodotti a determinati canali, evitando la concorrenza diretta tra supermercati e ristorazione.
Il prezzo di un vino non dipende solo dai costi di produzione, ma è influenzato anche da strategie di marketing, margini lungo la filiera e dalla percezione desiderata del prodotto. Nel settore della ristorazione, i ricarichi possono variare notevolmente, dal 50% al 300%, in base al tipo di locale, alla clientela e all’esclusività dell’etichetta. Al contrario, nella GDO, i prezzi sono generalmente più contenuti grazie alle economie di scala, alle vendite in grandi volumi e alle promozioni. Un vino venduto a basso costo può sollevare interrogativi sulla sua qualità e sostenibilità: può garantire un adeguato livello di cura e lavorazione?
Per i consumatori, la pratica della doppia etichetta può generare dubbi e incertezze. Sebbene il contenuto delle bottiglie possa a volte essere identico, in altri casi può variare per adattarsi al canale di vendita. I vini venduti a prezzi diversi potrebbero comunque avere la stessa denominazione, utilizzare le stesse uve o provenire da vigneti diversi, con processi di lavorazione più complessi e costosi. Questa situazione solleva una questione cruciale: è giusto differenziare lo stesso vino in base al contesto di vendita? Da un lato, la strategia commerciale è comprensibile; dall’altro, una maggiore trasparenza sarebbe auspicabile per consentire ai consumatori di fare scelte più informate.
La pratica della doppia etichetta è una realtà ben radicata nel settore vinicolo, utile per bilanciare domanda e offerta nei diversi canali di vendita. E’ fondamentale che i consumatori siano adeguatamente informati per comprendere meglio le dinamiche dei prezzi e le strategie di mercato. Sebbene sia comune trovare vini più costosi nei ristoranti rispetto ai supermercati, la vera opportunità per la ristorazione risiede nella varietà dell’offerta. I ristoranti dovrebbero includere piccoli produttori e etichette meno comuni, offrendo esperienze che vadano oltre la semplice bottiglia. In questo modo, si trasforma un potenziale dubbio in un’opportunità di scoperta e valorizzazione della diversità vinicola.
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