
Collassa un ghiacciaio in Svizzera - ecoblog.it
Un crollo improvviso ha generato un boato sismico e oscurato il cielo: evacuato in tempo il villaggio di Blatten, mentre la frana ha seppellito il fondovalle sotto milioni di tonnellate di detriti.
Mercoledì 28 maggio 2025, poco prima di mezzogiorno, il ghiacciaio Birch nel Canton Vallese si è letteralmente staccato dalla montagna, scatenando una valanga di ghiaccio e roccia che ha travolto la valle sottostante. Il boato ha scosso l’intera regione e, per pochi secondi, il suono è sembrato quello di un’esplosione sotterranea. I sismografi hanno registrato l’impatto come un evento di magnitudo 3.1, e le centraline elettriche locali sono andate fuori uso. A terra, la scena è stata apocalittica: una nube di polvere ha oscurato il cielo e una colata mista di neve, detriti e fango ha invaso il corso del fiume Lonza, ostruendolo in più punti.
L’evacuazione di Blatten e le prime cause individuate
Le autorità cantonali avevano già disposto l’evacuazione del villaggio di Blatten, poco più di 500 abitanti, a seguito di segnali evidenti. Dalla seconda metà di maggio, i geologi avevano notato cedimenti del terreno e crepe nella massa glaciale. Un accumulo di oltre 9 milioni di tonnellate di detriti rocciosi sopra la superficie aveva sollevato l’allarme tra i tecnici. Il 19 maggio, dopo un’ulteriore analisi satellitare, si era deciso di far evacuare non solo gli abitanti, ma anche gli animali da allevamento.

Il materiale caduto ha formato un tappeto spesso diverse decine di metri, rendendo inaccessibile una parte consistente del fondovalle. Per ora non si registrano vittime né feriti. Alcune abitazioni risultano danneggiate, ma il piano di emergenza si è rivelato efficace. I soccorritori, in elicottero, hanno perlustrato l’area per ore alla ricerca di eventuali dispersi, senza trovare segnali di presenza umana nella zona rossa.
Il crollo, secondo gli esperti, è da collegare in modo diretto al riscaldamento climatico, che da anni modifica la morfologia dei ghiacciai alpini. Le temperature elevate delle ultime settimane, unite a piogge abbondanti e all’assottigliamento delle masse glaciali, hanno creato una pressione anomala lungo il crinale.
Ghiacciai alpini in pericolo e le misure possibili
L’evento del Birch non è isolato. La regione alpina, dalla Svizzera all’Alto Adige, mostra segni di destabilizzazione crescente. I dati raccolti dai centri di monitoraggio indicano che l’area dell’arco alpino si riscalda a una velocità doppia rispetto alla media mondiale. Questo significa più frane, più smottamenti, più collassi improvvisi.
Nel contesto di questa crisi, l’Onu ha proclamato il 2025 “Anno internazionale dei ghiacciai”, riconoscendo l’urgenza di proteggere queste masse d’acqua dolce. Non è solo una questione paesaggistica: la fusione progressiva modifica il ciclo idrico, influenzando l’agricoltura e la disponibilità di acqua potabile per milioni di persone in pianura.
Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente, ha commentato i fatti con parole nette: “Serve una governance europea sulla protezione dei ghiacciai e investimenti seri in prevenzione e informazione”. Lo stesso Zampetti ha evidenziato come la risposta della Svizzera, in questo caso, sia stata rapida, ma non tutte le regioni alpine sono dotate di sistemi simili di allerta e controllo.
I geologi svizzeri stanno ora lavorando per mappare la zona e valutare la stabilità residua del crinale. Intanto, i residenti di Blatten sono ancora ospitati in strutture temporanee, in attesa di capire se e quando potranno rientrare. Alcuni si sono trasferiti dai parenti nei comuni vicini, altri attendono che le autorità verifichino la sicurezza delle abitazioni a monte del fiume Lonza.
Il crollo del Birch è destinato a diventare un caso di studio per la comunità scientifica europea, ma resta anche un monito: i ghiacciai stanno cambiando, e con essi il nostro modo di vivere la montagna.