Diffusa nuova allerta in Europa, “Non va mangiata, ci sono rischi”, il prodotto più amato da grandi e bambini è a rischio

Diffusa nuova allerta in Europa non va mangiata - ecoblog.it
L’agenzia francese ANSES lancia l’allarme: il consumo eccessivo di liquirizia può causare ipertensione, ipokaliemia e gravi effetti collaterali, anche in piccole dosi.
A Parigi, l’agenzia francese per la sicurezza alimentare (ANSES) ha pubblicato un rapporto che evidenzia i rischi reali associati al consumo di liquirizia, troppo spesso sottovalutati. Conosciuta per il suo sapore deciso e per le presunte proprietà digestive, la liquirizia è diffusa in numerosi prodotti, ma l’assunzione regolare o in quantità anche moderate può generare effetti collaterali importanti, specialmente in soggetti fragili. Secondo l’analisi, oltre 100 casi di reazioni avverse sono stati ricondotti all’assunzione di prodotti che contenevano liquirizia, inclusi alimenti e integratori.
Ipertesione, ipokaliemia e altre complicazioni legate all’acido glicirrizico
Il principio attivo responsabile degli effetti negativi è l’acido glicirrizico, una sostanza naturale contenuta nella radice della pianta di liquirizia. Questo composto, spiegano gli esperti dell’ANSES, può interferire con il metabolismo del potassio e con il sistema ormonale renina-angiotensina, causando ipokaliemia (abbassamento dei livelli di potassio nel sangue) e aumento della pressione arteriosa. In soggetti predisposti o già colpiti da patologie cardiovascolari, questi effetti possono aggravare lo stato di salute e aumentare il rischio di complicanze.

Il rischio riguarda anche consumatori sani che assumono prodotti contenenti liquirizia da più fonti nel corso della giornata. Caramelle, tisane, gelati, bibite, integratori e dessert aromatizzati alla liquirizia possono contenere quantità non trascurabili di acido glicirrizico, e il problema più serio, secondo l’agenzia, è la somma inconsapevole di questi apporti, che può far superare la soglia di sicurezza anche senza eccessi apparenti.
Le categorie più a rischio, secondo ANSES, sono donne in gravidanza, bambini, persone con ipertensione, disturbi renali o epatici, e chi assume farmaci in grado di interagire con il metabolismo potassico o la pressione. Anche dosi modeste possono rivelarsi pericolose in questi casi.
Etichette poco chiare e chiamata alla trasparenza per l’industria alimentare
Oltre agli effetti fisiologici, lo studio mette in luce la scarsa trasparenza delle etichette. L’acido glicirrizico è autorizzato nell’Unione Europea come aroma alimentare (E958), ma l’obbligo di segnalarne la presenza scatta solo sopra determinate concentrazioni. In pratica, molti prodotti contenenti liquirizia non riportano avvisi in etichetta, rendendo difficile per il consumatore riconoscerne la presenza o valutarne i rischi.
Solo quando il livello supera certi limiti si trova la dicitura “Contiene liquirizia – le persone con ipertensione devono evitare un consumo eccessivo”. L’ANSES chiede di estendere l’obbligo di dichiarazione anche a dosi inferiori, per garantire maggiore chiarezza, soprattutto in prodotti destinati a soggetti vulnerabili.
Lo studio rileva che oltre il 60% degli adulti e più del 40% dei bambini consumatori di liquirizia assumono quantità superiori al livello considerato sicuro, anche senza esserne consapevoli. Un dato che evidenzia un problema strutturale di esposizione prolungata e diffusa nella popolazione.
Tra le interazioni farmacologiche segnalate, spiccano quelle con diuretici, glucocorticoidi, lassativi, farmaci digitalici, antipertensivi e sostanze che possono alterare la funzionalità cardiaca. Chi assume regolarmente questi medicinali dovrebbe consultare il proprio medico prima di consumare anche piccoli quantitativi di liquirizia.
L’agenzia francese invita infine i produttori ad adottare etichette più chiare e informative, e i consumatori a non sommare fonti diverse di liquirizia durante la giornata. Una raccomandazione semplice, ma necessaria per evitare che un piacere comune si trasformi in un rischio per la salute.