
Fontanella acqua, è allarme (www.ecoblog.it)
Un recente studio ha rivelato livelli preoccupanti di contaminazione da Pfas nelle fontanelle pubbliche di diverse città italiane.
Un recente studio ha rivelato livelli preoccupanti di contaminazione da Pfas nelle fontanelle pubbliche di diverse città italiane, sollevando nuove preoccupazioni sulla sicurezza dell’acqua potabile offerta in spazi pubblici. L’indagine, condotta da un’associazione di consumatori, ha preso in esame le acque erogate da fontanelle di dieci importanti comuni, con risultati particolarmente allarmanti soprattutto nel Nord Italia e in Toscana.
Le città con le fontanelle più contaminate da Pfas
L’attenzione si è concentrata sulla presenza di Tfa, un composto appartenente alla famiglia dei Pfas, riconosciuti per la loro resistenza e persistenza nell’ambiente. La fontanella con la più alta concentrazione di Tfa si trova nella casa dell’acqua di Torino, seguita da punti critici in piazza della Repubblica a Firenze e nel comune di Paesana, vicino a Cuneo. Torino compare nuovamente nella classifica con un’altra fontanella contaminata, mentre la quinta posizione spetta a una fontanella di Luserna San Giovanni.
L’analisi ha evidenziato una maggiore concentrazione di sostanze pericolose nelle regioni settentrionali e in Toscana, con un’eccezione significativa rappresentata da piazza Duca d’Aosta a Milano, dove il livello di contaminazione è risultato il più basso tra le località esaminate. Questo dato suggerisce che la qualità dell’acqua delle fontanelle può variare sensibilmente anche all’interno della stessa area geografica.

Il Tfa è un tipo di Pfas, sostanze utilizzate per la loro idrorepellenza e resistenza al calore in diversi settori industriali, dall’imballaggio alimentare ai tessuti impermeabili. Sono note come inquinanti eterni perché difficilmente degradabili, accumulandosi in ambiente e falde acquifere con effetti potenzialmente duraturi.
La letteratura scientifica sull’impatto diretto dei Pfas sulla salute umana è ancora in fase di sviluppo, ma le evidenze epidemiologiche iniziano a indicare una correlazione con diverse patologie. La European Environment Agency (EEA) ha infatti collegato zone con alta concentrazione di Pfas a un aumento di malattie della tiroide, disturbi epatici, obesità, problemi di fertilità e incidenza di tumori. Queste associazioni hanno innescato un allarme nelle istituzioni sanitarie e ambientali, suggerendo la necessità di un monitoraggio più rigoroso e di interventi precauzionali.
Alla luce di questi dati, è prudente limitare l’esposizione alle fonti potenzialmente contaminate. Nel caso delle fontanelle pubbliche, il suggerimento degli esperti è di preferire l’utilizzo di bottiglie sigillate, idealmente in vetro, per evitare l’assunzione di composti nocivi.
Anche l’alimentazione può essere una via di contaminazione indiretta, dato che i Pfas sono presenti in molti pesticidi utilizzati in agricoltura. Per questo motivo, è consigliabile adottare pratiche di sicurezza alimentare come il lavaggio accurato di frutta e verdura e, quando possibile, la cottura tramite bollitura per ridurre la presenza di residui chimici.
L’episodio avvenuto qualche mese fa in una gara podistica nel Nord Italia, dove oltre 100 persone hanno riportato sintomi di intossicazione dopo aver bevuto da fontanelle non collegate all’acquedotto comunale, ha riacceso l’attenzione sull’importanza del controllo della qualità dell’acqua potabile in questi punti di erogazione pubblica.