
Il legame tra padelle antiaderenti e diabete - ecoblog.it
Diabete e un certo tipo di padelle: scoperto legame preoccupante con rischio notevole. Ecco esattamente di cosa si tratta.
Un recente studio ha rivelato un collegamento preoccupante tra l’uso di pentole antiaderenti e l’aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2. I risultati indicano che le sostanze chimiche rilasciate dai rivestimenti di questi utensili da cucina possono incrementare di ben il 31% la probabilità di insorgenza della malattia metabolica nel corso degli anni successivi all’esposizione.
Il ruolo delle sostanze chimiche PFAS nelle pentole antiaderenti
Le pentole antiaderenti contengono composti noti come per- e polifluoroalchilici (PFAS), utilizzati per garantire superfici lisce e facili da pulire. Tuttavia, queste sostanze chimiche, estremamente stabili e persistenti, si accumulano nel corpo umano e nell’ambiente. Durante la cottura, soprattutto a temperature elevate, i PFAS possono essere rilasciati e ingeriti con il cibo.
Oltre alle pentole, i PFAS sono diffusi in molti altri prodotti di uso quotidiano, come imballaggi alimentari impermeabili, tessuti antimacchia e cosmetici resistenti all’acqua, ma anche nelle acque potabili di diverse aree, aumentando così la contaminazione complessiva della popolazione.

La ricerca ha coinvolto un campione di oltre 70.000 pazienti di New York City, di cui 180 con diagnosi recente di diabete e un gruppo di controllo sano di pari dimensioni. I campioni di sangue, raccolti circa sei anni prima della diagnosi, sono stati analizzati per misurare la concentrazione di sette tipi di PFAS più comuni.
I dati hanno evidenziato come individui con livelli più elevati di queste sostanze nel sangue presentino un rischio aumentato del 31% di sviluppare diabete di tipo 2. Parallelamente, attraverso studi metabolomici, sono state analizzate circa 650 piccole molecole per comprendere le alterazioni metaboliche associate all’esposizione, in particolare nei percorsi degli aminoacidi come glutammato, arginina e prolina.
Un metabolita rilevante, la solfolitocolilglicina, è stato associato sia a elevati livelli di PFAS sia all’insorgenza della patologia, suggerendo un’interferenza diretta nei meccanismi che regolano equilibrio lipidico e glicemico.
Le sostanze chimiche contenute nei rivestimenti antiaderenti interferiscono con i recettori cellulari coinvolti nella regolazione del grasso corporeo e della sensibilità insulinica. Studi di laboratorio hanno dimostrato come i PFAS modifichino l’attività degli enzimi epatici responsabili del metabolismo di farmaci e ormoni, compromettendo la capacità dell’organismo di mantenere un controllo efficace della glicemia. Il riscaldamento delle pentole ad alte temperature accelera la degradazione del rivestimento e aumenta il rilascio di PFAS, amplificando il rischio di esposizione e conseguenti effetti tossici.
Strategie per ridurre l’esposizione e proteggere la salute
Alla luce di queste evidenze, gli esperti raccomandano vivamente di limitare l’uso di pentole con rivestimenti fluorurati. Alternative più sicure e prive di sostanze chimiche pericolose includono utensili in acciaio inossidabile, ghisa e ceramica pura. Questi materiali, noti da secoli, offrono superfici di cottura durature e sicure senza rilasciare PFAS.
Oltre a sostituire le pentole, è fondamentale ridurre l’esposizione a PFAS provenienti da altre fonti domestiche: evitare imballaggi alimentari impermeabili, utilizzare filtri certificati per l’acqua potabile e scegliere tessuti non trattati con sostanze antimacchia. Anche la lettura attenta delle etichette cosmetiche può contribuire a limitare l’assunzione di queste sostanze.
La scoperta di questo legame tra pentole antiaderenti e diabete pone importanti sfide per le politiche sanitarie e ambientali. Diverse giurisdizioni negli Stati Uniti hanno già introdotto limiti più severi per i PFAS nelle acque potabili, mentre l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) lavora a standard nazionali più rigorosi.