
Voragini a Roma, mappa aggiornata: rischio esteso anche a sud-ovest della città
L’allerta sulle voragini a Roma si estende dal settore orientale fino a coinvolgere anche la zona sud-occidentale della città, rivelando un quadro di crescente rischio per ampie porzioni del territorio capitolino. L’aggiornamento della mappa di suscettibilità ai sinkhole antropogenici, realizzato da Ispra e dall’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr, evidenzia un’espansione significativa delle aree potenzialmente esposte a sprofondamenti, fenomeni che si stanno moltiplicando in frequenza e intensità.
Un territorio fragile: la geologia e la rete sotterranea di Roma
Il sottosuolo di Roma rappresenta una realtà complessa e delicata: sotto la superficie urbana si estende una vasta rete di cavità, cunicoli, antiche cave e condotti di acquedotti risalenti all’epoca romana, che costituiscono un vero e proprio labirinto ipogeo. Questi spazi vuoti, per un’estensione complessiva di oltre 20 km quadrati, rappresentano un fattore critico per la stabilità del territorio. Negli ultimi cento anni, infatti, più di 30 km quadrati di Roma hanno subito eventi di sprofondamento, con conseguenze anche per la sicurezza urbana.
Il semicerchio di quartieri a est della capitale, che comprende i territori dei Municipi IV, V e VII – dal Tiburtino-Prenestino fino al Tuscolano e Appio Latino – si conferma l’area più a rischio. Tuttavia, le novità contenute nell’ultimo studio segnalano l’emergere di nuove criticità anche nella porzione sud-occidentale della città, coinvolgendo i Municipi VIII, XI e XII, ovvero le zone di Portuense-Monteverde e Ardeatino.
L’espansione del rischio e le cause degli sprofondamenti
Secondo quanto spiega Stefania Nisio, dirigente tecnologo di Ispra, “la fascia orientale è particolarmente vulnerabile perché il terreno è composto da piroclastiti vulcaniche, come tufi e pozzolane, materiali estratti fin dall’antichità per uso edilizio, lasciando enormi vuoti sotterranei”. La mappa aggiornata, che ogni anno si arricchisce di nuove informazioni, mostra un progressivo aumento delle aree colorate in rosso, cioè a suscettibilità molto alta, estendendosi ora anche verso sud-ovest, in zone fino a poco tempo fa non considerate critiche.
L’incremento della frequenza degli eventi di sprofondamento è un dato allarmante: negli ultimi dieci anni la capitale ha visto moltiplicarsi i cedimenti, con una media annuale di circa cento voragini. Tra le cause principali individuate dagli esperti si annoverano:
- Espansione incontrollata delle attività antropiche sul territorio;
- Manutenzione insufficiente delle reti di sottoservizi, in particolare delle reti idriche e fognarie, le cui perdite favoriscono il collasso degli strati superficiali del terreno;
- Aumento degli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici, che aggravano ulteriormente la stabilità del suolo.
Si tratta di un mix di fattori che rende il fenomeno degli sprofondamenti sempre più frequente e imprevedibile, con potenziali rischi per l’incolumità pubblica e la tenuta infrastrutturale della città.
La mappa Ispra-Cnr: uno strumento per la prevenzione ancora sottoutilizzato
La mappa elaborata da Ispra e Cnr si presenta come uno strumento essenziale per la prevenzione e la programmazione degli interventi di messa in sicurezza delle aree a rischio. Nonostante ciò, l’emergenza voragini a Roma non figura tra le priorità degli interventi strutturali previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), un’assenza che desta preoccupazione tra gli addetti ai lavori e gli esperti del settore.
Parallelamente, il quadro del dissesto idrogeologico in Italia, illustrato nel quarto Rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico (edizione 2024), conferma l’urgenza di azioni coordinate e mirate. A livello nazionale, il territorio a rischio frane e alluvioni è aumentato del 15% negli ultimi tre anni, interessando il 23% della superficie nazionale, con una tendenza in crescita anche a Roma e nel Lazio.
Stefania Nisio sottolinea inoltre il ruolo fondamentale della comunicazione e della partecipazione cittadina nella gestione del rischio: “il coinvolgimento attivo delle comunità locali è indispensabile per segnalare tempestivamente criticità e contribuire alla resilienza del territorio”.