
Il tumore al fegato ha un sintomo silenzioso che tutti ignorano - www.ecoblog.it
Dalla diagnosi ai trattamenti, passando per i fattori di rischio e i dati aggiornati: una panoramica completa sul carcinoma epatico e sulle altre forme tumorali che colpiscono il fegato.
Il tumore al fegato, conosciuto anche come carcinoma epatocellulare o epatocarcinoma, è una delle neoplasie più aggressive e complesse da trattare. Colpisce un organo centrale per il metabolismo, la digestione e l’eliminazione delle sostanze di scarto. In Italia, i casi diagnosticati ogni anno sono oltre dodicimila, con un tasso di sopravvivenza che resta basso rispetto ad altri tipi di tumore, ma in miglioramento grazie ai progressi terapeutici e alle strategie di prevenzione.
Tipologie, fattori di rischio e sintomi
Si parla di tumore primario del fegato quando le cellule malate originano direttamente dall’organo. La forma più diffusa è il carcinoma epatocellulare, che rappresenta circa il 75% dei casi e deriva dagli epatociti, le principali cellule epatiche. Nei bambini, seppur raro, è l’epatoblastoma la neoplasia più comune, mentre altre forme possono colpire i dotti biliari (colangiocarcinoma) o i vasi sanguigni (angiosarcoma). Spesso, però, il fegato è interessato da metastasi provenienti da altri organi. Più del 70% dei tumori epatici primitivi è collegato a fattori precisi: infezioni croniche da virus HBV o HCV, abuso di alcol, obesità, fumo, esposizione ad aflatossine presenti in alcuni alimenti contaminati da muffe, oltre a età superiore ai 60 anni e familiarità. Le misure di prevenzione passano per la vaccinazione contro l’epatite B, la riduzione dei comportamenti a rischio e l’adozione di stili di vita sani.

Il tumore al fegato nelle fasi iniziali può essere asintomatico. Quando compaiono segni clinici, i più comuni sono dolore nella parte superiore dell’addome, aumento di volume del ventre, perdita di appetito e peso, nausea, vomito, ittero, urine scure e febbre. Sono sintomi non specifici che richiedono un controllo medico per una diagnosi accurata. La diagnosi si basa su analisi del sangue, ecografie, TAC, risonanza magnetica e, in casi complessi, biopsia epatica. L’uso dell’ecografia periodica e del dosaggio dell’alfa-fetoproteina è frequente nei pazienti a rischio, come chi soffre di cirrosi o di epatopatie croniche.
Trattamenti e diffusione della malattia in Italia
La terapia varia a seconda dello stadio e delle condizioni generali del paziente. Nei casi iniziali, l’intervento chirurgico di resezione epatica rappresenta il trattamento di prima scelta. Quando indicato, il trapianto di fegato è una possibilità concreta, soprattutto per tumori di piccole dimensioni che rispettano criteri specifici. Questa opzione, pur limitata dalla scarsità di donatori, offre prospettive di sopravvivenza molto elevate, con il 80% dei pazienti vivi a cinque anni. Nei casi intermedi si ricorre a trattamenti ablativi locali come radiofrequenze, laser ed elettroporazione, oppure alla chemioembolizzazione, che unisce farmaci chemioterapici e occlusione dei vasi che nutrono il tumore. Per gli stadi avanzati si stanno diffondendo terapie mirate e immunoterapie, capaci di bloccare proteine specifiche delle cellule cancerose. La radioterapia, meno utilizzata, resta comunque una risorsa complementare.
In Italia, nel 2024, sono state stimate 12.612 nuove diagnosi di tumore al fegato: 8.838 negli uomini e 3.774 nelle donne. I decessi registrati nel 2022 sono stati circa 9.600, con una netta prevalenza maschile. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si attesta intorno al 22%, con una probabilità maggiore per chi supera il primo anno. Attualmente, circa 30.200 persone vivono dopo una diagnosi di carcinoma epatico nel nostro Paese. Questi numeri mostrano un quadro complesso, ma anche segnali incoraggianti: la ricerca e la prevenzione stanno aprendo nuove prospettive, migliorando qualità e durata della vita dei pazienti.