
Non solo Venezia, le città italiane che presto potrebbero finire sommerse: davvero inquietante - ecoblog.it
Tante le città italiane che con lo scioglimento dei ghiacciai rischiano di essere sommerse. Lecce e il Salento: le dune fragili e le aree a maggior rischio.
La costa di Lecce, cuore del Salento e città nota per il suo patrimonio artistico e culturale, vive oggi un momento di grande vulnerabilità ambientale. Lo studio del CMCC ha combinato modelli digitali del terreno con proiezioni sul livello del mare previste per i prossimi 35 anni. Rivelando che le dune, naturali barriere di protezione, sono le aree più esposte all’infiltrazione dell’acqua marina. Non è tanto l’erosione a rappresentare il pericolo principale, quanto il passaggio dell’acqua attraverso le ferite causate nel tempo dall’attività antropica. Come la rimozione o il danneggiamento delle dune.
Tra i punti più critici della costa leccese vi sono Spiaggiabella, Torre Chianca e Frigole. Zone dove l’urbanizzazione rischia di essere sommersa in occasione di eventi meteorologici estremi. Per esempio, l’area urbana di Spiaggiabella potrebbe quasi raddoppiare in estensione sommersa, passando dagli 11 ettari attuali ai 20 previsti entro il 2060. Le mappe rese pubbliche mostrano strade, ex paludi e spazi dove la natura ha perso la sua capacità di proteggere l’entroterra.
Il ricercatore Gianandrea Mannarini, primo autore dello studio e cittadino leccese, sottolinea: “Serve un impegno serio per la conservazione e il ripristino ecologico delle dune, oltre a una gestione più attenta del territorio, evitando, ad esempio, il parcheggio intensivo vicino alle aree dunali, che compattano il terreno e peggiorano gli allagamenti.” Fondamentale è anche la manutenzione dei canali di bonifica per agevolare il deflusso delle acque. Così come un monitoraggio costante tramite reti strumentali per prevenire e gestire tempestivamente le emergenze.
Venezia e l’Alto Adriatico: tra acqua alta e subsidenza
Non solo il Salento, ma anche l’Alto Adriatico, con Venezia e il Delta del Po, è tra le zone più esposte all’innalzamento del mare e ai rischi di sommersione permanente. La laguna veneta, con la sua storia millenaria e il patrimonio artistico riconosciuto dall’UNESCO, è oggetto di studi e interventi da decenni. Il fenomeno dell’“acqua alta”, caratterizzato da picchi di marea eccezionalmente alti, rappresenta ormai un evento ricorrente soprattutto tra autunno e primavera, causando gravi disagi alla mobilità e all’economia locale.
Venezia è infatti minacciata da un doppio fattore: l’innalzamento globale del livello del mare e la subsidenza, ovvero l’abbassamento del suolo. Amplificata da cause naturali e attività umane. Per contrastare questi fenomeni è in corso il progetto MOSE, un sistema di barriere mobili installate nelle bocche di porto della laguna, che si sollevano in caso di marea eccezionale per proteggere la città dagli allagamenti.
La città veneta, con i suoi 249 mila abitanti distribuiti tra isole e terraferma, deve fare i conti anche con le condizioni climatiche locali. Estati calde e umide e inverni caratterizzati da frequenti nebbie e occasionali nevicate. La combinazione di vento, pressione atmosferica e marea astronomica rende il fenomeno dell’acqua alta meno prevedibile, aumentando la vulnerabilità.

L’emergenza non riguarda solo il Salento e Venezia, ma si estende lungo tutte le coste italiane. Sulla costa tirrenica, dall’area della Versilia fino a Livorno, passando per Ostia e Fiumicino, le acque minacciano territori densamente popolati e mete turistiche di rilievo come Sperlonga e Gaeta. Anche la Campania presenta criticità, soprattutto lungo il litorale Domizio e la piana del Sele.
Sulle coste ioniche e nelle isole maggiori, come Calabria, Basilicata, Catania, Cagliari e Oristano, i rischi di allagamento sono concreti e richiedono interventi mirati. Questo quadro nazionale di fragilità mette in evidenza come la pianificazione urbana e la tutela ambientale debbano integrarsi in modo sistematico per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici.