
Galbanino e Babybel, la cera non va buttata così: ecco perché - ecoblog.it
Molti formaggi arrivano sulle nostre tavole con un rivestimento di cera: non è commestibile, ma svolge funzioni importanti. Eppure resta un dubbio concreto per i consumatori: dove deve essere buttata?
Chi acquista prodotti come il Galbanino o i celebri Mini Babybel si imbatte in quello strato colorato che avvolge il formaggio. Non si tratta di semplice plastica, ma di un materiale composto da paraffina, cere naturali come la cera d’api o la cera carnauba, a volte arricchito con coloranti alimentari. Questo strato non va ingerito, ma non è un accessorio decorativo: protegge il prodotto, ne regola la maturazione e ne allunga la conservazione.
Perché i formaggi vengono ricoperti di cera
Il rivestimento in cera alimentare risponde a precise necessità di conservazione. La sua funzione principale è quella di creare una barriera contro umidità e ossigeno, fattori che possono accelerare il deterioramento del formaggio. Grazie a questa copertura, il prodotto rimane protetto da contaminazioni esterne e mantiene più a lungo le sue caratteristiche organolettiche. Un altro aspetto riguarda la formazione delle muffe. Senza la cera, la superficie del formaggio sarebbe più esposta e soggetta a sviluppare microflora indesiderata. La presenza di uno strato ceroso riduce invece il rischio e permette una maturazione più controllata, fondamentale in alcuni processi di stagionatura.

Nell’industria alimentare, questo rivestimento diventa anche una strategia commerciale. Consentendo una maggiore durata sugli scaffali, i formaggi risultano più facili da distribuire e vendere. In alcuni casi, la cera influisce persino sulla consistenza del prodotto, modulando il grado di umidità trattenuto nella pasta. Dal punto di vista delle materie prime, la cera usata può avere origini diverse. Quella più diffusa è la paraffina, derivata dal petrolio e trattata per uso alimentare. Non mancano alternative vegetali, come la carnauba – ottenuta da una palma del Brasile – o la candelilla, ricavata da un arbusto del Messico. La cera d’api, pur essendo naturale e sicura, è meno comune nei prodotti industriali perché più costosa.
Dove buttare la cera dei formaggi
La questione dello smaltimento resta aperta e spesso genera confusione. Le confezioni dei formaggi riportano quasi sempre istruzioni sul riciclo di plastica e cartone, ma raramente forniscono indicazioni sulla cera. Il risultato è che molti consumatori si chiedono dove collocarla tra i rifiuti. Nella maggior parte dei casi, la risposta è l’indifferenziato. La cera alimentare non è biodegradabile né riciclabile, soprattutto quando contiene paraffina o miscele di origine minerale. Solo in rari casi, se la composizione è interamente naturale e specificata dal produttore, può essere smaltita nell’umido, ma si tratta di un’eccezione più che della regola.
La mancanza di indicazioni chiare ha diverse spiegazioni. Non esiste un obbligo normativo specifico che imponga di segnalare lo smaltimento della cera. In più, la composizione del rivestimento varia da un marchio all’altro, rendendo difficile standardizzare le informazioni. Infine, nel settore alimentare c’è spesso meno attenzione ai dettagli legati al packaging secondario, che viene percepito come marginale rispetto al contenuto. Eppure, con l’aumento della sensibilità ambientale e la crescente attenzione alla raccolta differenziata, sarebbe auspicabile che i produttori includessero anche questa informazione. Fornire istruzioni corrette aiuterebbe i consumatori a smaltire in modo più consapevole e ridurrebbe gli errori che ancora oggi pesano sul sistema di gestione dei rifiuti.