Pfas nell’acqua e nei vestiti: la guida pratica per ridurre l’esposizione - ecoblog.it
I Pfas sono presenti in padelle, cosmetici e vestiti. Scopri dove si nascondono in casa e come ridurre l’esposizione seguendo i consigli pratici della giornalista del Guardian Samira Shackle.
Ormai il nome Pfas è tristemente noto. Queste sostanze per- e polifluoroalchiliche, utilizzate per rendere i materiali resistenti all’acqua, all’olio e alle macchie, sono diventate un serio problema ambientale e sanitario.
Presenti in migliaia di prodotti di uso comune, dai detergenti alle padelle antiaderenti, i Pfas non si degradano facilmente e restano a lungo nel corpo umano e nell’ambiente. Le ricerche scientifiche li collegano a problemi al fegato, al sistema immunitario e ad alcuni tipi di tumore.
Nonostante le richieste di un intervento più deciso da parte dell’Unione Europea, i Pfas continuano a essere prodotti e utilizzati. E così, la nostra casa — luogo che consideriamo sicuro — ne è spesso piena.
La cucina è una delle stanze in cui l’esposizione ai Pfas può essere maggiore. Il primo nemico sono le padelle antiaderenti, che li contengono per garantire la superficie liscia e resistente. Anche le versioni “senza PFOA” non sono del tutto sicure: indicano solo l’assenza di una specifica categoria di Pfas, ma non di tutte.
La soluzione migliore è sostituire o alternare questi strumenti con pentole in acciaio inox, ghisa o ceramica naturale, che non rilasciano sostanze tossiche.
Attenzione anche agli imballaggi alimentari: carta oleata, contenitori per il take away, cartoni della pizza e pellicole per alimenti possono contenere Pfas. Meglio preferire barattoli in vetro o acciaio e contenitori riutilizzabili.
Un’altra fonte spesso trascurata è l’acqua del rubinetto. In molte aree italiane sono state rilevate tracce di Pfas, ma un filtro specifico certificato può ridurne la presenza di oltre il 90%.
Lavare accuratamente frutta e verdura e scegliere, quando possibile, prodotti biologici aiuta a limitare anche l’assunzione indiretta di pesticidi contenenti queste sostanze.
Molti prodotti per la cura del corpo contengono Pfas, soprattutto quelli waterproof o a lunga durata. Mascara, fondotinta e rossetti resistenti all’acqua spesso li utilizzano per aumentare l’aderenza. È quindi consigliabile scegliere cosmetici naturali o linee certificate “PFAS free”.
Anche la carta igienica può contenerne tracce, perciò vale la pena orientarsi su marchi ecologici.
Nei prodotti per bambini, in particolare vestiti o accessori resistenti alle macchie, queste sostanze sono ancora molto diffuse. Meglio preferire tessuti naturali come cotone e lana, e marchi che dichiarano esplicitamente l’assenza di Pfas.
I detergenti per la casa rappresentano un’altra fonte di rischio: molte formule industriali contengono derivati “polyfluoro” usati per aumentare l’efficacia pulente. Purtroppo, non sempre questi ingredienti sono indicati sull’etichetta. Per ridurre l’esposizione è bene optare per prodotti ecologici o, ancora meglio, affidarsi a soluzioni naturali come acqua calda, aceto o bicarbonato.
Anche nel guardaroba si nascondono Pfas. Gli indumenti impermeabili o quelli trattati per resistere alle macchie li contengono in grandi quantità. Le alternative esistono: sempre più brand stanno proponendo giacche, scarpe e capi sportivi “PFAS free”, un segnale positivo in direzione della sostenibilità.
Alla luce di tutto questo, la battaglia contro i Pfas è solo all’inizio. Ridurre l’esposizione domestica è un gesto concreto e immediato, ma spetta alle istituzioni — europee e nazionali — stabilire regole più severe per limitare la produzione e proteggere la salute pubblica.
Finché questo non accadrà, l’unica arma davvero efficace resta l’informazione, accompagnata da scelte consapevoli ogni giorno.
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