
Non bastavano i tappi, ora arriva anche la tassa sulle bottiglie: nuova mazzata - ecoblog.it
Dopo sei anni di rinvii, le tasse su plastica monouso e bevande zuccherate slittano di nuovo. Tra interessi industriali e scuse economiche, la transizione verde resta ferma.
Incredibile ma vero: la Plastic Tax, attesa dal 2020, slitta ancora. Non entrerà in vigore prima del 1° gennaio 2027, lo stesso giorno in cui, forse, vedrà la luce anche la Sugar Tax. Due misure pensate per ridurre l’impatto ambientale e promuovere scelte più sane, rimaste però intrappolate in una spirale di rinvii. Anche per il 2026, dunque, resteranno solo intenti sulla carta, mentre l’Italia rinvia ancora una volta l’incontro con le proprie responsabilità verso ambiente e salute pubblica. Nel frattempo, le lobby industriali tirano un sospiro di sollievo.
La storia infinita della Plastic Tax
Introdotta con la Legge di Bilancio 2020, la Plastic Tax avrebbe dovuto applicare un’imposta di 0,45 euro al chilo sui MACSI, cioè i manufatti con singolo impiego in plastica non riciclata. L’obiettivo era chiaro: ridurre l’uso di plastica vergine e incentivare materiali riciclati o alternativi.
Ma, anno dopo anno, governo dopo governo, la tassa è rimasta sospesa. Esiste solo sulla carta, mentre nella realtà non è mai stata applicata. L’ultimo rinvio al 2027 ha trasformato la Plastic Tax in una vera “tassa fantasma”, evocata nei bilanci ma mai entrata in vigore. Le motivazioni ufficiali del nuovo rinvio sono due: da un lato, evitare rincari per i consumatori già provati da un’inflazione persistente; dall’altro, dare respiro alle imprese, in particolare quelle del packaging e dell’agroalimentare, che denunciano costi di produzione in aumento.

La decisione è stata accolta con entusiasmo dal mondo produttivo. Federalimentare ha ringraziato il governo per una scelta “utile e ragionevole”, mentre Unionplast ha definito il rinvio una decisione di buon senso, ricordando che il comparto della plastica vale 26 miliardi di euro e impiega oltre 45mila lavoratori.
Dietro l’apparente prudenza economica, però, si nasconde un problema più profondo: la mancanza di coraggio politico nel dare priorità all’ambiente rispetto ai profitti.
Sul breve periodo, il rinvio evita rincari immediati e mantiene tranquilli i produttori. Ma a lungo termine, la proroga indebolisce la credibilità delle politiche ambientali italiane, frena la transizione verso l’economia circolare e penalizza le aziende che investono davvero nel riciclo e nella sostenibilità.
In Europa, il rischio è quello di consolidare l’immagine dell’Italia come Paese dei rinvii, capace di firmare impegni “green” senza mai renderli concreti.
Sugar Tax: un’altra promessa sospesa
Destino identico per la Sugar Tax, introdotta anch’essa nella Legge di Bilancio 2020 e pensata per ridurre il consumo di bevande zuccherate, contrastando obesità, diabete e altre patologie metaboliche. In teoria sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 2022, ma anche questa misura ha subito una serie infinita di rinvii: prima al 2023, poi al 2024, poi al 2026 e ora direttamente al 2027.
Come prevedibile, il mondo industriale ha accolto con favore la proroga. Federalimentare ha definito la Sugar Tax una misura ingiusta e inefficace, sostenendo che non produrrebbe benefici reali per la salute dei consumatori. Assobibe, che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, ha espresso soddisfazione per il rinvio, considerandolo un segnale di attenzione verso un settore strategico per il Made in Italy. Secondo l’associazione, il posticipo consentirà di aprire un dialogo con il governo per rimuovere definitivamente la tassa, ritenuta inutile sia dal punto di vista sanitario che economico. Il problema, però, resta lo stesso: nessuna misura concreta per ridurre il consumo di zuccheri e migliorare la salute pubblica. In un Paese dove i tassi di obesità infantile sono tra i più alti d’Europa, il rinvio della Sugar Tax rappresenta un’occasione mancata.
Entrambe le tasse — Plastic e Sugar — nascevano con finalità chiare: tutelare l’ambiente e la salute. Oggi, invece, sono simbolo di una politica che preferisce rinviare piuttosto che affrontare i nodi strutturali. E mentre si rimanda ancora una volta “alla prossima legge di bilancio”, resta il dubbio che anche il 2027 non sarà la volta buona. L’Italia continua così a parlare di transizione ecologica, ma a rimandarne sistematicamente l’applicazione. E intanto, plastica e zucchero restano liberi di circolare — insieme a tutte le promesse mai mantenute.