Sai cosa significa quando la fiamma del gas da blu diventa giallo-rossa? La risposta è incredibile - ecoblog.it
Il colore della fiamma non è solo una questione estetica: rivela se stai bruciando gas in modo corretto oppure no.
Chi ha una cucina a gas lo vede ogni giorno: apri il rubinetto, accendi il fornello e compare subito una fiamma blu, compatta e precisa. È un colore inconfondibile, molto diverso da quello arancio o rosso che associamo al fuoco di una candela o a un camino. Eppure, anche quella fiammella che sembra tanto controllata può cambiare colore. Se diventa gialla, oppure rossa, qualcosa non sta funzionando bene. Quel cambio di tonalità è un segnale chimico e fisico. Indica che la combustione non è più completa. E potrebbe esserci della fuliggine, cioè minuscole particelle carboniose incandescenti, che alterano la qualità della fiamma. Il metano e il GPL, i due combustibili più usati nelle cucine italiane, se bruciano con troppa poca aria producono residui visibili. La fiamma blu, invece, si ottiene solo con la giusta miscela aria-gas, come dimostrò già nell’Ottocento il chimico Robert Bunsen, inventore dell’omonimo bruciatore.
Una fiammella azzurra, quindi, non è solo un dettaglio tecnico, ma un segnale che il fornello sta bruciando bene. Eppure, anche se la combustione è “completa”, non vuol dire che sia pulita. Restano comunque emissioni di gas nocivi, tra cui i famigerati ossidi di azoto, che possono inquinare l’aria dentro casa. Per questo è fondamentale arieggiare spesso, usare le cappe aspiranti e capire quando è il caso di fare manutenzione al fornello. O addirittura sostituirlo.
Il segreto della fiamma blu: cosa avviene davvero dentro i fornelli
Il colore di una fiamma racconta moltissimo di cosa sta succedendo. Quando vediamo una luce blu-azzurra, significa che il gas – metano o GPL – sta bruciando in presenza di ossigeno sufficiente, senza lasciare tracce visibili. In chimica si parla di combustione completa, un processo che avviene in equilibrio con la giusta quantità di aria. Questo bilanciamento viene chiamato rapporto stechiometrico, ed è lo stesso principio che regola qualsiasi reazione chimica.

Nel fornello a gas, il gas viene premiscelato con l’aria all’interno del bruciatore, prima di raggiungere il punto di accensione. È proprio questa miscela corretta che garantisce una fiamma stabile e blu, capace di generare temperature elevate (fino a 1500°C) senza produrre fuliggine. Se qualcosa ostacola la miscelazione – sporco, residui di cibo, otturazioni – la fiamma cambia aspetto e può diventare giallastra o rossa, segno che ci sono particelle incandescenti in sospensione, e la combustione è parziale.
Il fenomeno della luce blu dipende anche dai radicali chimici prodotti nella fiamma: specie instabili come OH* e CH* che, eccitate dal calore, emettono radiazioni tra il blu e il violetto. In assenza di fuliggine, il colore che prevale è quindi quello generato direttamente dalle molecole in fase di reazione.
E c’è anche un altro dettaglio curioso: quando durante la cottura fuoriesce acqua salata, la fiamma può virare al giallo brillante. Non è un errore: è il sodio contenuto nel sale che emette una luce tipica quando riscaldato. Questo effetto viene addirittura utilizzato in laboratorio per riconoscere i metalli: si chiama saggio alla fiamma.
Perché anche una fiamma blu può essere pericolosa (e come ridurre i rischi)
Anche quando la fiamma è perfettamente blu, quindi apparentemente “pulita”, non siamo al riparo da problemi. La combustione del gas produce comunque ossidi di azoto (NOx), in particolare biossido di azoto (NO2), che è un inquinante atmosferico noto per i suoi effetti nocivi sulle vie respiratorie. Studi internazionali – tra cui quello del CLASP, che ha monitorato anche abitazioni italiane – indicano che le case con fornelli a gas presentano concentrazioni di NOx fino a tre volte superiori rispetto a quelle con fornelli elettrici o a induzione.
La quantità di gas bruciato per una cena è modesta, ma la cottura avviene in ambienti spesso poco ventilati e per tempi prolungati. Il risultato è un’aria interna che si arricchisce di CO2, perde ossigeno e si satura di composti irritanti, soprattutto se si cucina più volte al giorno. I bambini sono i più esposti, insieme alle persone con patologie respiratorie.
Alcuni Paesi, come lo Stato di New York, hanno già preso provvedimenti vietando l’installazione di nuovi impianti a gas nelle case di nuova costruzione. In Italia, la questione è ancora poco affrontata, ma la tendenza all’elettrificazione delle cucine sta lentamente prendendo piede.
Chi non può o non vuole passare subito ai piani a induzione può comunque prendere precauzioni efficaci. La prima è usare sempre la cappa aspirante durante la cottura, se collegata all’esterno. La seconda è arieggiare regolarmente la cucina, chiudendo eventualmente la porta per isolare il resto della casa e aprendo una finestra, anche per pochi minuti. Un buon ricambio d’aria è spesso sufficiente a ridurre le concentrazioni di gas nocivi, a patto che l’aria esterna sia respirabile.
Fare attenzione al colore della fiamma resta però un indicatore prezioso. Se è rossastra, tremolante o tende al giallo, qualcosa non va. Potrebbe esserci un problema di otturazione o una miscela gas/aria sbilanciata. In quel caso, è meglio spegnere tutto, pulire il bruciatore e, se il problema persiste, chiamare un tecnico.
