Un gravissimo terremoto a Sendai e T?hoku, il più forte degli ultimi 150 anni, devastò la costa est del Giappone l'11 marzo del 2012: secondo gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) il sisma sarebbe stato 900 volte più violento di quello che ha colpito l’Aquila.
Dall'epicentro, localizzato in mare aperto, si propagò un'onda tsunami che colpì la costa, la cui forza travolgente uccise oltre 15mila persone; lo tsunami colpì anche la centrale nucleare della Tepco di Fukushima Daiichi: si verificò un'esplosione ad uno dei reattori della centrale ed il conseguente riversamento di materiale radioattivo in mare. Dal reattore si levò inoltre una colonna di fumo che coprì l'area circostante, per chilometri e chilometri. All'apice dell'evento fu raggiunto il 7 livello della scala INES, così come avvenne per Chernobyl.
A causa delle onde anomale si guastarono i sistemi di sicurezza di spegnimento dei reattori: fu dunque inevitabile l'incidente nucleare. In totale furono 4 gli eventi critici nella centrale, incidenti per i quali oggi si cerca ancora di fare una stima esaustiva delle conseguenze.
Oggi l'area nel raggio di 20km dalla centrale è stata completamente evacuata e non è possibile avvicinarsi se non dotati di tutte le più moderne misure di sicurezza: le bonifiche invece restano un grande punto interrogativo. Gli interventi poco efficaci ed intempestivi del governo giapponese e della Tepco, i numerosi tentativi di soffocare gli allarmi degli esperti e delle associazioni ambientaliste e il grave stato di radioattività in cui versa tutta l'area di terra e di mare attorno alla centrale fanno del disastro di Fukushima Daiichi uno degli eventi più tragici della storia moderna dell'energia nucleare.