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Clima

Conferenza del carbone a Varsavia: sfida della COP 19 oppure evento irrilevante?

La Polonia si dimostra poco lungimirante a sostenere l’industria del carbone, che è la principale responsabile delle emissioni di CO2. La necessità di raggiungere un accordo per il clima nel 2015 potrebbe mettere un prezzo al carbonio tale da spingere parte dell’industria del carbone fuori mercato.

Si terrà nei prossimi giorni a Varsavia un summit internazionale “Carbone e cambiamenti climatici” , organizzato dalla lobby del carbone World Coal Association e sostenuto dal ministero polacco dell’energia.

Il fatto che il carbone sia in assoluto il combustibile più inquinante e che il summit si tenga proprio negli stessi giorni in cui a Varsavia si sta svolgendo la COP 19, in cui 190 delegazioni nazionali stanno discutendo su come ridurre le emisisoni di CO2, appare a molti come uno sgarbo e una sfida della Polonia nei confronti della comunità internazionale.

Gli attivisti polacchi di Climate Action Network hanno dichiarato che ospitando la conferenza del carbone all’ombra della conferenza sul clima, la Polonia sta dimostrando di perseguire i suoi interessi egoistici, oltre a quelli della lobby del carbone, invece di lavorare insieme alle altre nazioni per raggiungere un accordo per il clima nel 2015.

Non si può dire che la Polonia abbia proprio le carte in regola per parlare di cambiamenti climatici: comprensibilmente riluttante ad usare il gas russo, ma del tutto in ritardo nel campo delle rinnovabili che contano solo per meno del 10% nel mix elettrico, la nazione polacca continua a confidare nel carbone di cui consuma ogni anno 54 Mtep (3 volte e mezzo il consumo italiano) per produrre il 92% dell’elettricità e l’89% del riscaldamento domestico. Come risultato, le emissioni polacche sono l’8% del totale UE, anche se i consumi energetici sono solo il 6% del totale (dati BP).

La conferenza della WCA è naturalmente concentrata sul “carbone pulito”, ovvero sull’idea che la tecnologia del carbon capture and storage (CCS) possa un giorno permettere di produrre energia dal carbone convogliando la CO2 nel sottosuolo invece che in atmosfera. Tuttavia, a dispetto di un decennio di ricerche e sviluppo e di ingenti investimenti, nessuno ha ancora dimostrato che la CCS possa davvero funzionare.

Secondo l’UNEP, per porteggerci dai cambiamenti climatici le emissioni di CO2 dovrebbero calare entro il 2020 a 44 Gt rispetto alle 51 del 2010 (-14%).  Poichè con 13 Gt il carbone da solo contribuisce per il 25% delle emissioni complessive è naturale che si trovi sul banco degli accusati e che sarà la prima vittima di ogni futura carbon tax.

La verità è che il futuro del carbone non è più nelle mani della WCA, perchè il rischio reale dello scoppio della “bolla del carbonio” potrebbe spingerlo fuori mercato, almeno nei paesi sviluppati, rendendo eventi come quello di Varsavia del tutto irrilevanti.

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