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Clima

La Exxon Mobil ha accettato di rivelare la sua esposizione finanziaria alla bolla del carbonio

L’80% delle riserve fossili è non bruciabile se si vuole restare entro i 2°C di riscaldamento gloable, quindi diventerà privo di valore. Exxon , su pressione dei suoi azioniti rivelerà quanto è esposta a questo richio, spingendo anche le altre aziende del settore a fare altrettanto

Con una mossa inaspettata, la più grande compagnia fossile del pianeta, la Exxon Mobil ha accettato di rendere pubblica la sua esposizione finanziaria alla cosiddetta “bolla del carbonio” di cui avevamo parlato quasi un anno fa su Ecoblog e su cui si sono spesi Lord Nicholas Stern e Al Gore.

Di cosa si tratta? Del fatto che una buona parte delle riserve di petrolio, gas e carbone sono “non bruciabili”: come si vede dall’infografica in basso (1), se si vuole mantenere il riscaldamento del pianeta entro i 2°C, l’80% non dovrebbe essere estratto, ma rimanere sotto terra.

Riserve considerate non estraibili dalla comunità internazionale diventerebbero quindi  prive di valore, con conseguenze finanziarie enormi sulle compagnie petrolifere, che vedrebbero calare a picco il valore delle proprie azioni. E’ quindi ha rischio un patrimonio valutato intorno ai 22000 miliardi di $. Le compagnie che possiedono le maggiori riserve sono quindi le più esposte.

Per una sorta di pena del contrappasso, dopo aver diffuso per oltre un decennio mezogne contro il riscaldamento globale per tacitare gli ambientalisti, ora la Exxon Mobil è costretta a rivelare la sua esposizione al rischio della bolla del carbonio proprio ai suoi azionisti.

Sono infatti proprio gli azionisti ad avere la maggiore preoccupazione a riguardo del futuro valore dei propri investimenti. «Questo è il primo passo per affrontare il rischio degli investimenti legati al carbonio, perchè dà la consapevolezza agli investitori che si tratta di un fatto reale e obbligherà le altre compagnie petrolifere a rispondere nello stesso modo», afferma Natasha Lamb di  Arjuna Capital, una compagnia finanziaria che intende usare un approccio di “impegno illuminato2 nel mercato dei capitali.

La bolla del carbonio non colpirà solo Chevron, Shell, BP, Total e le altre compagnie petrolifere, ma anche tutti i petro-stati per i quali l’esportazione di fonti fossili è una importante arma economico-politica, dalla Russia, al Medio-Oriente al Venezuela.

(1) In 150 anni dal 1850 al 2000, bruciando le fossili abbiamo emesso 1500 Gt CO2, mentre in soli 10 anni ne abbiamo emesso altre 321. Per restare entro i 2°C ne potremmo bruciare altre 565 (anche se qualcuno giustamente sostiene che forse occorrerebbe fermarsi comunque prima), mentre le rimanenti 2230 GT (cioè l’80%) è “unburnable”, non bruciabile.

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