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Agricoltura

Effetto rinnovabili in Germania: miniera non scavata e centrale nucleare chiusa in anticipo

La Renania Westphalia rinuncia ad estrarre un quarto delle risorse della minera di Garzweiler II ed E.ON chiuderà in anticipo la centrale nucleare di Grafenrheinfeld. In entrambi i casi il basso costo dell’energia indotto dalle fonti rinnovabili non rende più competitivo né il carbone, nè l’Uranio.

Perla prima volta dall’inizio della rivoluzione industriale, in Germania è stato deciso di lasciare del carbone sottoterra: il governo della Renania Settentrionale Westphalia ha infatti deciso di non estrarre 300 Mt di lignite dalla miniera di Garzweiler, 20 km a sud ovest di Düsseldorf.  La lignite è un carbone di minore qualità e di elevate emissioni di CO2, usato solo per la produzione di energia elettrica.

Come si vede dall’immagine qui sotto,m si tratta di una minera a cielo aperto. Il lotto già sfruttato di Garzweiler I occupa 66 km², mentre la realizzazione di Garzweiler II avrebbe richiesto la devastazione di altri 48 km² di suolo agricolo, lo spostamento di due autostrade e la “rimozione” di cinque centri abitati in cui vivono oltre 1400 persone.

Ora i progetti di sviluppo della minera sono stati ridotti del 25% circa. La causa? La diminuzione del costo dell’elettricità, che a causa dell’incremento delle fonti rinnovabili è ormai sempre più spesso sotto i 4 centesimi al kWh, non rende più economicamente vantaggiosa l’operazione di estrazione e potrebbe ridurre il numero di centrali a carbone in progetto.

Per lo stesso motivo, la chiusura della centrale nucleare di Grafenrheinfeld, inizialmente prevista per la fine del 2015, verrà anticipata di sette mesi, al maggio 2015. In  un secco comunicato, l’azienda E.ON che gestisce l’impianto fa sapere che non avrà vantaggi economici a condurre l’impianto fino al suo temrine naturale a causa dei bassi profitti e della sovrattassa prevista per le operazioni di ricarico del combustibile.

Questa rivoluzione inizia ad avvenire in Germania con una produzione rinnovabile che per ora è solo un quinto del totale; la grande produzione fotovoltaica nelle ore di picco di consumo ha già portato il prezzo delle ore di picco ad essere più basso di quello del carico di base. Ogni pala eolica e ogni pannello fotovoltaico sono un chiodo in più sulla bara del carbone e del nucleare. I sostenitori dell’energia fossile e centralizzata dovranno farsene una ragione.

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