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Energia nucleare da fusione: in Giappone esperimento con tecnologia italiana

Nel settore dell’energia nucleare la fusione è il Santo Graal: produrre elettricità dall’atomo senza scorie radioattive. In Giappone sta per partire un nuovo esperimento.

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Mancano circa due anni all’avvio pratico in Giappone del progetto JT-60SA, esperimento sulla fusione nucleare per ottenere energia atomica pulita senza scorie e senza radiazioni a cui ha partecipato anche l’Italia tramite l’ENEA e diverse aziende che hanno fornito al Giappone componentistica di altissimo livello.

JT-60SA rientra nel più ampio progetto di ricerca internazionale “Broader Approach“, che vede ne sue basi nel lontano 2007. L’ENEA ha coordinato il lavoro di numerose aziende italiane: Walter Tosto, OCEM Energy Technology, Poseico e ASG Superconductors, Criotec e Tratos, Il Ministero dello Sviluppo Economico, invece, ha finanziato l’intera fornitura di componenti.

Componenti che consistono, soprattutto ma non solo, in un “sistema magnetico toroidale superconduttore“: una sorta di enorme ciambella (formata da bobine che pesano 16 tonnellate, sono alte 8.5 metri e larghe 4.5) necessaria a contenere il plasma ad altissime temperature sviluppato nel corso della reazione di fusione.

Italiano è anche il complesso sistema di alimentazione dell’impianto e le 20 casse di contenimento in acciaio per le bobine.

Questo impianto di produzione di energia elettrica da “nucleare pulito” sarà installato a Naka, in Giappone, utilizzando l’infrastruttura del progetto JT-60 già esistente e operativo dal 1985 al 2010.

Il Broader Approach è un accordo di cooperazione internazionale tra Unione Europea (Euratom) e Giappone finalizzato ad accelerare i tempi per la realizzazione dell’energia da fusione tramite attività comuni di Ricerca e Sviluppo relative a tecnologie avanzate per i futuri reattori dimostrativi.

La fusione termonucleare non è altro che la reazione nucleare che avviene all’interno del Sole e delle altre stelle. Grazie ad essa i nuclei di due atomi si fondono tra loro sprigionando un’energia talmente grande che, fino ad oggi, è stato impossibile contenerla in sicurezza e sfruttarla per produrre energia elettrica.

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