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ECOLOGIA

Uranio impoverito: munizioni tossiche nei fondali di Torre Veneri

U.I. e amianto: nel 2001 alla caserma di Bibbona i militari lanciarono l’allarme

Un documento datato 12/01/2001 rappresenta uno degli elementi rilevanti della Commissione Parlamentare sull’Uranio Impoverito riunitasi all’inizio di gennaio. In questo documento si parla di munizioni facenti parte di un lotto di armi usate nella missione italiana in Somalia e, successivamente, giunte al deposito militare italiano di Bibbona.

Una decina d’anni fa un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tempo e le interrogazioni parlamentari degli onorevoli Rizzi e Ballaman della Lega Nord e Cento dei Verdi avevano destato scalpore. Il quotidiano romano aveva parlato delle rimostranze dei militari operanti nel Deposito di Bibbona che lamentavano di aver maneggiato gli ordigni all’uranio impoverito senza alcuna precauzione, come fossero armi convenzionali. 

La circostanza è confermata dal documento – indirizzato al capo del deposito “Le Casermette” di Bibbona – nel quale si parla esplicitamente di uranio impoverito ma, anche,

di effettuare controlli di misurazione da parte dell’organo preposto (USL o chi per esso) all’interno dei locali controsoffittati in amianto e con rispettivo tetto in amianto per verificare la quantità di fibra rilasciata visto che molte ore della giornata sono state impiegate per lavorazioni varie dal personale.

Il documento di appena una pagina è sottoscritto da nove militari del personale Artificiere che raccontano le modalità con le quali venivano pulite le munizioni rientranti dalla Somalia.

E da questo documento di dodici anni fa arriviamo al presente. Al ritrovamento sia in terra che nell’ambiente marino del poligono di Torre Veneri, a Lecce, di materiale balistico con le stesse sigle – APFSDS-T DM 33 e 105/51 lotto IMI 1-1-1985 – contenute sulla richiesta d’intervento da parte dei militari. 

Le sigle dei proiettili corrispondono e sono esse stesse rivelatrici. APFSDS-T DM 33 sta per Armour-Piercing Fin-Stabilized Discarding Sabot ovverosia Proiettile perforante, stabilizzo da alette, ad abbandono d’involucro. Munizioni con penetratore in uranio impoverito o in tungsteno, altro metallo pesante tossico.

Le altre munizioni siglate IMI denunciano nell’acronimo il luogo di produzione: Israel Military Industries. Il lotto è datato 1-1-1985 ed è stato utilizzato nel 1993 dai blindati Centauro, per poi rientrare a Bibbona. Successivamente distribuito nei poligoni di tiro questo materiale balistico è arrivato anche a Torre Veneri dove l’associazione Lecce Bene Comune ha denunciato pubblicamente il fatto. 

Via I LecceNews24 I Lecce Bene Comune

Foto © Getty Images

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