Seguici su

Cronaca ambientale

Terra dei Fuochi, la polemica sui suoli contaminati e le contestazioni dei ricercatori Pandora

La Terra dei Fuochi fa ancora discutere in merito ai livelli di inquinamento, rilanciati dai media come elevati, ma contestati dal collettivo di ricercatori di Pandora

La Terra dei fuochi è inquinata o no? E’ questa zona circoscritta della Campania tra le province di Caserta e parte di Napoli (ovvero 57 comuni) a essere contaminata e con essa i suoi abitanti? Sono i prodotti ortofrutticoli coltivati in quest’area contaminati e dunque da non esportare per essere consumati?

L’occasione per tornare a parlare dell’inquinamento dei suoli (ma non dell’aria) sono i risultati delle analisi pubblicate in anteprima e contestate dalla task force Pandora, gruppo di esperti e ricercatori nati proprio per debellare la disinformazione che ruota intorno alla Terra dei Fuochi.

Scrive Paola Dama fondatrice della task force Pandora e ricercatrice in oncologia in Ohio:

Terra dei fuochi: i risultati delle analisi. Ad Acerra e Caivano oltre il 60% dei suoli è inquinato
Ci troviamo a smentire l’ennesimo tentativo di disinformazione.
Premesso che ancora oggi, pur in presenza di una chiara e definitiva sentenza di Cassazione, si pretende di classificare dei terreni agricoli sulla base del superamento o meno delle CSC (concentrazione soglia di contaminazione),mancando la definizione dei valori di fondo (es. berillio o zinco). Il superamento delle CSC non significa che un suolo è contaminato, un suolo è contaminato solo se supera la concentrazione soglia di rischio CSR.

Si manipolano i numeri in modo vergognoso travisando la realtà e lanciando la notizia che “il 66% dei terreni di Caivano e l’87% di quelli di Acerra sarebbero “inquinati”.
Bene, intanto, i terreni controllati dal comitato tecnico ministeriale, sono i 64 ettari delle classi 3, 4 e 5 individuati e riportati sulla GU n. 75 del 31/03/2014. In queste classi, ricadono circa 16 ettari di Acerra ed 8 di Caivano.
Dando per buone le percentuali comunicate, staremmo parlando di circa 14 ettari ad Acerra e circa 6 ettari di Caivano, vale a dire lo 0,40% della superficie agricola di Acerra e l’1% di quella di Caivano. La matematica non è una opinione.

Vi faccio un esempio.
Ho 15 mele, di cui ne seleziono 5 perchè sospette per avere un verme…
da quelle 5 sospette solo 2 contengono il verme.
La percentuale in riferimento alle 5 è il 40% delle mele con il verme. (2/5*100)
Se però riferisco la mia percentuale al totale delle mele, il valore sarà del 13%.(2/15*100)
A voi ora stanno dicendo che quel 13% è il 40% perchè non vi dicono che lo riferiscono solo alle mele sospette! E’ chiaro adesso?
Cari giornalisti, se volete usare le percentuali, cortesemente, fate un corso accelerato di matematica.

(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = “//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1”; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, ‘script’, ‘facebook-jssdk’));

E se non bastasse la Task Force Pandora specifica:

Nella relazione di sintesi del GdL interministeriale scaricabile dal sito del progetto Ecoremed c’e’ scritto chiaramente a pag. 14 che l’area investigata è 58731 ha cioè TUTTE le superfici agricole dei 57 Comuni dell’agro Aversano. L’elenco dei Comuni sta nelle prime pagine. Dalla raccolta delle analisi pregresse e dall’esame delle foto aeree dal 1997 al 2011 sono stati individuati 1562 siti per 1147 ha a rischio. cioè il 2% dell’area investigata. l’elenco dei siti sta negli allegati alla relazione. Poi, sui siti a rischio 3 4 e 5 (Per ora) sono state effettuate analisi di controllo (anomalie magnetiche dal CFS, chimiche sui suoli da ARPAC, CRA, UNIVERSITA’, chimiche sui vegetali da IZS, ISS) e la metà dei siti ha confermato di avere qualche problema. Ed eccoci all’1% famigerato. L’elenco dei siti non è stato ancora pubblicato per cui non ne parliamo per correttezza, ma in linea di massima la stragrande maggioranza dei siti è stata segnalata per la presenza dei rifiuti in superficie o sotterrati e NON PERCHE’ I SUOLI SIANO AVVELENATI. Intatti il GdL ha suggerito l’interdizione alle produzioni agricole fino alla rimozione dei rifiuti proprio perchè i suoli non sono inquinati, ma la presenza stessa dei rifiuti è incompatibile con la produzione agricola. I suoli veramente inquinati nel primo metro e potenzialmente pericolosi per le produzioni agricole e soprattutto per gli agricoltori che quelle polveri se le respirano, possono anche essere molto molto meno dell’1%. Comunque resta il problema di tante microdiscariche che anche se non rappresentano un pericolo per la salute, comunque sono vergognose oltre che essere segno di un’illegalità diffusa e di un disprezzo per la propria terra che a nostro avviso non e’ un problema trascurabile.

Il fenomeno della Terra dei Fuochi che dura oramai da circa 10 anni ma che mediaticamente è uscito alla scoperto da meno di un anno, resta ancora del tutto senza punti di riferimenti certi. A generare confusione anche le attribuzioni date a Terra dei Fuochi: da un lato ci si riferisce ai righi appiccati sopratutto di notte e usati per distruggere rifiuti di ogni genere con il beneplacito della camorra; dall’altro ci si riferisce al fenomeno dei rifiuti versati e interrati illegalmente dalla camorra attraverso il traffico illecito messo in atto dagli anni ’90 in poi sopratutto con le aziende del Nord. Le clamorose rivelazioni del pentito Carmine Schiavone che destarono tanto scalpore, furono poi presto ridimensionate da Raffaele Cantone. Nel mezzo di questo bailamme mediatico la Campania felix terra rigogliosa, umida fertile che produce ortofrutta distribuito in tutto il mondo.

Ebbene, si tenga conto che proprio per questa grande peculiarità e per il fatto che il suolo della Campania è prezioso per chi ci vive su, che a seguito delle grandi pressioni mediatiche si sono avviate le analisi, per ora secretate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Da quel che oggi sappiamo è che i prodotti ortofrutticoli e agroalimentari della Campania non sono inquinati e né contaminati e che la coltivazione è stata interdetta in 51 siti pari a 64 ettari; anzi a maggior tutela dei consumatori in Campania hanno pensato ai QR Code Campania Sicura per cui sono stati stanziati 18 milioni di euro e destinati alle circa 7 mila aziende agroalimentari della regione per diffondere le loro certificazioni.

Il Governo e la Cassazione lo hanno ribadito: il territorio entro cui rientrano i 57 comuni della Terra dei Fuochi è sano a eccezione per quell’area sospetta a rischio pari al 2 per cento dei suoli. Anche Stefano Caldoro governatore della Regione Campania e in corsa per le regionali, ha messo in cassa 56 milioni di euro milioni di euro, poi dimezzati per comunicare al mondo che la Campania è la regione più controllata d’Europa e che l’inquinamento non tocca, se non in minima parte i suoli pregiati di questa terra.

Detto ciò va ribadito che in Campania l’inquinamento c’è (come d’altronde c’è nel resto d’Italia e d’Europa) e i SIN (Siti di interesse Nazionale) ce lo ricordano. Dunque, il capitolo bonifiche non è da archiviare, anzi è da sostenere e da richiedere che siano portate a compimento. Probabilmente la mappatura in atto ci darà maggiori informazioni in merito.

Ultime novità