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Biodiversità: scoperti mille yak sull’altipiano del Tibet

I ricercatori della World Conservation Society hanno annunciato di avere censito una popolazione di mille yak a Hoh Xil, nella zona nord occidentale del Tibet. Si tratta di una buona notizia visto che questa specie è stata letteralmente decimata dai cacciatori a metà del XX° secolo e la razza (bos grunnienses) è stata inserita nell’elenco dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).  Presenti in gran numero in Tibet, Nepal, India e Cina occidentale, attualmente gli yak sarebbero solamente 10mila, dunque il gruppo recentemente scoperto equivarrebbe al 10% della popolazione complessiva.

Lo yak è il terzo animale più grande dell’Asia dopo l’elefante e il rinoceronte e un maschio adulto può arrivare a pesare fino a 580 chili. Si è sempre pensato che il suo habitat naturale fosse la fascia altimetrica compresa fra i 4.000 e i 6.100 metri, ma nell’ultima spedizione i ricercatori hanno scoperto come questi animali vivano più vicino ai ghiacciai rispetto a quanto si pensava in passato.

Alcuni anni fa Reinhold Messner ha importato a Solda e in Val di Cadore alcuni yak. Successivamente, nel novembre 2009, l’allora Ministro alle Politiche Agricole Luca Zaia ha importato dall’Asia una mandria di 25 yak liberandola a Chies d’Alpago, ai piedi della foresta del Cansiglio, allo scopo di contrastare l’avanzata dei boschi. Gli yak, infatti, si nutrono di giovani alberi e mantengono pulito il sottobosco prevenendo la formazione di incendi.

Nelle zone d’origine, invece, lo yak oltre a essere utilizzato come bestia da soma, ha sempre fornito agli abitanti dell’Himalaya cuoio, carne, latte, lana e, con i propri escrementi, l’unico combustibile possibile nelle aride zone degli altipiani.

Foto © Getty Images

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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