
Oggi per il World Water Day il sito Water.org di cui è testimonial raccoglie, nella sua homepage le foto inviate da mezzo mondo e propone una riflessione sul lavoro connesso alla reperibilità dell’acqua.
Ogni giorno milioni di donne e bambini nei Paesi in via di sviluppo trascorrono diverse ore al giorno per raggiungere fonti, spesso di acqua non potabile, e trasportare questo prezioso bene ai loro villaggi. A questi cammini e al trasporto di taniche il cui peso varia dai 10 ai 20 chilogrammi è legata la loro stessa sopravvivenza.
Circa 200 milioni di ore vengono spese ogni giorno, su scala mondiale, per la raccolta dell’acqua. Secondo uno studio della Banca Mondiale e dell’IRC International Water and Sanitation Centre of community water and sanitation projects gli 88 progetti ideati e gestiti con la piena partecipazione delle donne sono maggiormente sostenibili di quelli ai quali esse non partecipano.
Numerose indagini dimostrano che in 45 Paesi in via di sviluppo donne e bambini hanno la responsabilità primaria (il 76% del lavoro) della raccolta di acqua. Si tratta, ovviamente, di tempo sottratto a una produzione di reddito da lavoro, alla cura dei membri della famiglia e alla partecipazione alle attività scolastiche.
La perdita di produttività delle persone per la raccolta dell’acqua è superiore, secondo Gary White, co-fondatore di Water.org, al numero complessivo di ore lavorate in una settimana da parte dei dipendenti di Wal Mart, United Parcel Service, McDonald, IBM, Target e Kroger.
Il sito Water.org propone una metafora visivamente efficace per dimostrare quanto lavoro vi sia dietro la reperibilità di acqua da fonti remote: con i 200 milioni di ore/lavoro quotidiane si potrebbero costruire 28 Empire State Building.
Via | Water.org
Infografiche | Water.org