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Uova di Pasqua: le sorprese che non ti aspetti

Il verdetto del sondaggio condotto su 65 prodotti a base di cioccolato in vendita sul mercato globale ha riservato parecchie sorprese. Trovare Lindt, da sempre considerato come uno dei cioccolati con il miglior rapporto qualità/prezzo, al 63esimo posto è di certo una sorpresa. Così come è una sorpresa constatare come l’italiana Ferrero occupi dieci delle ultime tredici posizioni di questo ranking stilato in base all’utilizzo di olio di palma.

Le società che hanno dimostrato di non utilizzare olio di palma hanno ottenuto 20 punti, quelle che al contrario ne hanno fatto utilizzo hanno ottenuto un punteggio fino a 0 punti. In testa al ranking, a punteggio pieno, è finita Divine Chocolate, seguita da Booja Booja e Traidcraft.

Le organizzazioni ambientaliste si stanno attivando per contrastare la distruzione di vaste aree di foreste a causa dello sfruttamento delle piante da cui si ricava l’olio di palma: dopo i gravi danni causati alla fauna e alle popolazioni indonesiane, ora i progetti di sfruttamento dell’olio di palma si starebbero spostando in Africa, nella zona del bacino del Congo.

I consumatori non sono a conoscenza dell’utilizzo di olio di palma, poiché di questo ingrediente chiave di molti dolci non è stata ancora resa obbligatoria l’indicazione in etichetta. Soltanto dal 1° gennaio 2015 le aziende alimentari saranno obbligate a segnalarne l’impiego.

L’obiettivo della campagna di Ethical Consumer e Rainforest è quello di incoraggiare i consumatori ad acquistare prodotti con un alto rating, dunque con un quoziente che tiene conto sia della qualità del prodotto che delle condizioni etiche e di sostenibilità della filiera produttiva che lo genera.

Veniamo alle pecore nere. Lindt è finita in fondo al ranking per avere fornito dati inesatti sull’utilizzo di olio di palma, mentre Thorntons e Guylian hanno omesso di presentare la documentazione agli organismi di controllo sull’utilizzo dell’olio di palma. Bocciati anche i prodotti Mars, Kraft e degli store Wal Mart.

Ma la vera sorpresa in negativo è quella di Ferrero. Proprio in questi giorni qualcuno ha fatto notare come l’ovetto Kinder Gran Sorpresa da 41 grammi in vendita a 3,85 euro costi 94 euro al chilogrammo. L’azienda ha replicato sottolineando come venga utilizzato cioccolato di qualità  e come anche le sorprese contenute nella classica capsula gialla all’interno siano di ottima fattura.

Certo è che il risultato dell’indagine è impietoso per l’azienda albese che con i suoi prodotti (dal Kinder Bueno al Kinder Pinguì, dal Duplo al rinomato Rocher) occupa le posizioni che vanno dalla 53 alla 62.

In vista delle festività pasquali l’Unione Nazionale Consumatori invita gli italiani a un acquisto consapevole. Va bene approfittare delle occasioni, ma si leggano con attenzione le etichette. Solamente il “cioccolato puro” non contiene oli tropicali come l’olio di palma. In caso contrario la legge prevede che la dicitura “contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao” sia ben visibile.

Nel caso il cioccolato sia definito “finissimo” o “superiore”, la percentuale di cacao deve essere superiore al 43%. Il “cioccolato comune” ha, invece, una quantità di cacao intorno al 25%. L’etichetta è molto importante nella valutazione del prezzo. Considerando un contenuto di cacao inferiore al 50%  secondo l’Unione Nazionale Consumatori dovrebbe aggirarsi fra i 35 e i 45 euro al chilogrammo. Dunque, occhio all’etichetta.

Via | Rainforest Foundation | Unione Nazionale Consumatori

Foto © Getty Images

 

 

 

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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