Arsenico, nel Lazio a “pane e acqua”. Balduzzi: “Presto misure urgenti”

Quello dell’arsenico è un problema che ci si porta avanti da troppo tempo, tra deroghe ed inadempienze: da dieci anni infatti il Lazio vive una situazione di totale illegalità per quanto riguarda i limiti di arsenico nelle acque pubbliche; a dicembre è scaduta la terza ed ultima deroga europea, che consentiva agli enti pubblici di erogare acqua contaminata (con concentrazioni di arsenico superiori ai 10 microgrammi/litro), e da quel momento si è scatenato un vero e proprio panico.

Le ordinanze di moltissimi comuni emesse i primi di gennaio, per vietare l’uso dell’acqua contaminata da arsenico, rappresentano una sconfitta enorme per l’intero sistema idrico del centro Italia: senza dearsenificatori, senza bonifiche, senza la messa a norma degli acquedotti, senza il monitoraggio puntuale della rete idrica e senza grandi idee su come, e cosa, fare, agli abitanti non è rimasto altro che fornirsi alle autobotti o alle fontanelle non fuorilegge.

Sembra di essere tornati nel Medioevo, o ai tempi delle bonifiche delle paludi dell’Agro pontino, quando la malaria attanagliava le paludi di ettari interi di territorio: anche sotto il profilo sanitario, dicono i dati Iss, le cose non vanno bene.

Nella provincia di Viterbo infatti le concentrazioni di arsenico negli organismi dei residenti è doppia rispetto alla media nazionale, ma la brutta notizia è un’altra: le concentrazioni maggiori si sono riscontrate nei bambini.

La concentrazione di arsenico nelle unghie dei viterbesi è infatti di 200 nanogrammi per grammo, contro gli 82 nanogrammi rilevati nel gruppo di controllo (che nei rilievi statistici fa da “contrappunto” al dato evidenziato); anche nelle urine il livello di arsenico è più alto, ma solo in quei soggetti che usano l’acqua (non potabile) per bere e cucinare.

Il ministro della salute Renato Balduzzi, in merito alle notizie di sopra riportate, ha telefonato al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti:

Con il Presidente Nicola Zingaretti e con tutti gli enti locali interessati avvieremo in tempi strettissimi le misure urgenti per far fronte ai disagi della popolazione in seguito all’emergenza da tempo creatasi a causa delle alte concentrazioni d’arsenico nell’acqua nel Viterbese.

Ma non è solo l’acqua a rappresentare il problema: i dati Iss rilevano infatti alte concentrazioni anche nella catena alimentare. In particolare i dati più alti si registrano nel pane del viterbese; ulteriori esami sono tutt’ora in corso su altri prodotti alimentari. Secondo l’Iss:

La causa è da individuarsi nella maggiore presenza di arsenico nei terreni ma pure nell’uso di acqua erogata dalla rete idrica (e fuori norma rispetto alla concentrazione di arsenico) utilizzata per irrigare.

Secondo Francesco Cubadda, responsabile dell’analisi dell’Iss, l’esposizione all’arsenico non è equivalente ad un rischio per la salute:

vi è ancora incertezza sull’esistenza o meno di effetti dell’arsenico inorganico ai livelli espositivi misurati nelle province del Lazio interessate dallo studio.

ha spiegato.

A.S.

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