Dieci miliardi di euro in project financing per 396 chilometri. Sono questi i numeri da capogiro (tanto per fare un esempio quelli necessari a Cipro per non fare bancarotta) dell’autostrada Orte-Mestre che dovrebbe attraversare cinque regioni simmetricamente tracciando una sorta di grande x con la parte settentrionale della dorsale appenninica.
Domani, sabato 25 maggio, a Ravenna si terrà il primo convegno nazionale per portare alla luce dei media e della politica un progetto che soffre di un’eclissi permanente da parte dei media mainstream, sempre di più arrendevoli sponde per i grandi progetti frutto di una concezione ottocentesca e industriale del progresso.
Della Rete Stop Orte-Mestre fanno parte WWF Italia, Legambiente, Mountain Wilderness Italia onlus, Forum Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Federazione Nazionale Pro Natura, Movimento 5 Stelle.
Relatori di livello internazionale descriveranno il progetto affrontando gli aspetti trasportistici, economico-finanziari e di impatto ambientale. Il comitato ha redatto un decalogo dei “buoni motivi” per non approvare l’opera:
1) Il costo dell’opera – 10 miliardi di euro – non è economicamente sostenibile – tanto che persino il Ministero dell’Economia ha sollevato di recente numerose obiezioni;
2) Lungo il suo percorso l’autostrada provocherebbe gravi danni a zone di grande interesse paesaggistico e naturalistico (Delta del Po, Vali di Comacchio, laguna di Venezia, Parco delle Foreste Casentinesi e valli appenniniche);
3) Il percorso consumerebbe suolo prevalentemente inedificato;
4) Favorirebbe la cementificazione delle aree libere adiacenti alle infrastrutture di accesso;
5) Determinerebbe un sensibile aumento dell’inquinamento acustico e atmosferico e avrebbe conseguenze anche sugli equilibri idrogeologici delle aree più fragili;
6) Presenta un equilibrio costi-benefici estremamente negativo poiché i flussi di traffico attuali e futuri non giustificano la costruzione di un’altra autostrada;
7) Privilegerebbe il trasporto su gomma nei confronti di quello ferroviario o marittimo;
8) Sposterebbe su questa grande opera le risorse necessarie per la manutenzione delle strade già esistenti;
9) Avrebbe tempi di realizzazione molto lunghi (dai 10 ai 15 anni) in cui gli scenari economici e trasportistici potrebbero cambiare radicalmente;
10) Favorirebbe la corporazione dei concessionari autostradali e le imprese edili che speculano su questo tipo di operazioni.
L’appuntamento, dalle ore 10 alle 17:30 è alla sala d’Atorre, presso la Casa Melandri di Ravenna, in via Ponte Marino.
Via | Altreconomia
Foto © Getty Images
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