In Norvegia i rifiuti si trasformano in business

Nonostante disponga di abbondanti riserve petrolifere, la Norvegia sta importando parecchia spazzatura con una strategia che gli consente di generare energia nei propri termovalorizzatori, facendosi persino pagare da Paesi come il Regno Unito che arrivano nei fiordi con i loro carichi di rifiuti.

In sei mesi – fra l’ottobre 2012 e l’aprile di quest’anno – il Regno Unito ha spedito dai porti di Bristol e Leeds ben 45mila tonnellate di rifiuti domestici.

I rifiuti sono diventati una merce. C’è un grande mercato europeo legato allo smaltimento dei rifiuti, così grande da aver spinto i norvegesi ad accettare l’immondizia proveniente da altri Paesi,

spiega Pål Spillum, capo del recupero rifiuti presso l’Agenzia per il Clima e l’Inquinamento della Norvegia.

I proventi di queste attività sono un perfetto fifty-fifty: il 50% del reddito arriva dal pagamento dei rifiuti, l’altro 50% dalla vendita di energia.

Secondo le ultime stime, sarebbero oltre 400 i termovalorizzatori attivi in Europa, impianti in grado di fornire calore ed elettricità a 20 milioni di persone. Fra le maggiori importatrici vi sono Germania, Svezia, Belgio, Paesi Bassi e Norvegia, ma è quest’ultima a vantare la maggiore produzione di energia per il teleriscaldamento derivante dai rifiuti.

In termini economici un successone, ma in termini ecologici?

I norvegesi dividono meticolosamente in tre sacchetti la loro immondizia: blu per la plastica, verde per l’umido e nero per tutto ciò che va nel termovalorizzatore. Tutto perfettamente diviso, ma qualcuno inizia a essere preoccupato per i rifiuti che arrivano dal Regno Unito. Greenpeace, per esempio, oppure Friends of the Earth secondo il quale gli inceneritori hanno un potere dissuasore nei confronti delle buone pratiche del riciclo. Secondo Julian Kirby

utilizzare i rifiuti per produrre energia non è così “green” come sembra. Questo perché, secondo le stime, l’80% di ciò che viene incenerito è facilmente riciclabile. Se si pensa che il rifiuto possa essere bruciato si è più inclini a buttare le cose piuttosto che a pensare a come riciclarle.

Anche dal punto di vista paesaggistico gli inceneritori non sono affatto graditi, ma la percentuale dei sostenitori è più alta di quella dei detrattori: un 71% che sa di plebiscito.

Via | The Guardian

Foto © Getty Images

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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