Rewilding Europe – la natura rigenerata in cinque aree europee

Rewilding Europe è un’associazione che si propone di restituire alla natura e quindi alle specie non umane aree agricole degradate o abbandonate. E’ un progetto diverso e più attivo rispetto alla creazione di parchi e aree protette, perchè intende reintrodurre negli habitat specie estinte da più o meno lungo tempo.

Su una ventina di candidati, sono state scelte cinque aree (vedi mappa all’inizio della gallery), di cui quattro in Europa Orientale. Si tratta di zone scarsamente popolate e a volte contigue a riserve naturali.

Nella Spagna occidentale sono stati identificati 13000 km² in cui sono stati reintrodotti cavalli selvatici ed è uno dei luoghi del progetto TaurOs, cioè il tentativo di ricostituire nel modo più fedele possibile la specie estinta degli Uri, cioè il Bos Taurus primigenius.

Nei Carpazi orientali si cerca un accordo tra Polonia, Slovacchia e Ucraina per la libera migrazione  dei grandi erbivori (Bisonte Europeo) e carnivori (lupi).

Nel delta del Danubio, tra Romania e Ucraina (foto in alto),verranno reintrodotti daini, castori e forse anche il bisonte.

E’ fondamentale la cooperazione con le organizzazioni e le popolazioni locali per evitare problemi di “convivenza” come per gli orsi in svizzera o gli elefanti in Cina.

Un’esperienza simile, il parco del Pleistocene,  è in corso agli estremi confini del mondo, nel nord est della Siberia, dove si cerca di ricostituire l’ambiente esistente prima che la caccia decimasse le specie erbivore e carnivore. Sono stati portati cavalli, renne e bisonti per ricreare il pascolo (senza erbivori la foresta ricresce ovunque), e si sogna anche di reintrodurre la tigre siberiana, per poterne controllare le popolazioni.

In condizione di wilderness gli animali sono lasciati a se stessi e di conseguenza la mortalità è elevata per i predatori, gli inverni rigidi o le piante velenose, ma d’altra parte è esattamente così che funziona l’ambiente naturale.

L’idea più interessante del rewilding, è proprio l’approccio attivo: non limitarsi a conservare l’esistente, ma rinaturalizzare e introdurre nuove specie viventi, anche al prezzo, come comenta Elizabeth  Kolbert su l’Internazionale di questa settimana, di iniziare a “considerare la natura selvatica come una crezione umana”.


Le aree naturali più selvatiche d’Europa

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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