RIAU PROVINCE, SUMATRA, INDONESIA - OCTOBER 03: A worker grabs seeds from palm oil plants harvested in Kuala Cenaku on October 3, 2010 in Riau Province, Sumatra, Indonesia. Norway entered a partnership with Indonesia to support Indonesia's efforts to reduce emissions from deforestation and degradation of forests and peat lands. The business of pulp, palm oil and wood are causing the deforestation of Sumatra, the largest island owned by Indonesia, and is contributing global climate change to the extinction of many of the world's rare species. (Photo by Ulet Ifansasti/Getty Images)
Oggi alle 15, 30 avremo un hangout su Olio di palma, le bufale della rete a cui prenderanno parte Claudio Mazzini responsabile sostenibilità e sicurezza alimentare Coop, Chiara Campione responsabile settore deforestazione di Greenpeace con me, Marco Pagani e Davide Mazzocco di Ecoblog assieme a altri colleghi della Rete dei giornalisti e blogger per l’ambiente.
L’argomento è particolarmente caldo poiché dal 2015 cadranno molti veli: sarà obbligatorio citare in etichetta la presenza di olio di palma, che oggi rintracciamo a fatica sotto la voce generica di “oli vegetali”. Le bufale che andremo a svelare riguardano i presunti problemi legati all’assunzione dell’olio di palma che sviano dalla vera tragedia: l’imponente devastazione ambientale.
L’olio di palma è un prodotto usato in tutta l’industria agroalimentare, cosmetica mondiale e considerato perfetto anche come biocarburante. Si dice sia tecnicamente: un prodotto ingegneristico, ovvero che si presta a essere usato al meglio e che offre una resa elevatissima in termini di qualità del prodotto a fronte di costi decisamente più interessanti rispetto a altri oli e allo stesso burro. Ad esempio, in ambito alimentare ognuno di noi ne ha fatto esperienza avendo mangiato almeno una volta nella vita i frollini, le fette biscottate ma anche certi snack al cioccolato o una famosa crema spalmabile.
In effetti nei prodotti da forno e dolciari l’unica alternativa possibile all’olio di palma restano il burro o lo strutto. Ma la deforestazione prodotta dalle coltivazioni di palme da olio sta distriggendo vaste aree di foresta tropicale. Proprio qualche giorno fa vi raccontavamo degli incendi in Indonesia.
Tra i Paesi europei che maggiormente stanno contrastando l’uso dell’olio di palma troviamo la Francia, ma attenzione non perché siano più ambientalisti degli italiani, ma perché hanno interessi sulla produzione dell’olio di colza.
In ogni caso i prodotti preparati con olio di palma sostenibile sono segnalati in etichetta grazie alla presenza del CSPO (Certified Sustainable Palm Oil) ossia del riconoscimento del Consorzio internazionale RSPO.
Restate connessi poiché vi segnaleremo la url per assistere in diretta all’hangout.
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