Dead zone di dimensioni record nel Golfo del Messico per eccesso di fertilizzanti

La dead zone, cioè la zona morta del Golfo del Messico potrebbe quest’anno raggiungere dimensioni record, tra i 19000 e i 22000 km² (cioè tra la Puglia e la Toscana), superando il record del 2002 di 21950 km².

Il killer dei mari è naturalmente l’uomo che usa pesantemente il doping chimico in agricoltura, abusando di fertilizzanti chimici che finiscono nelle acque e che il grange Mississippi tasporta nel golfo del Messico.

I nutrienti provocano una crescita abnorme di fitoplancton e alghe; la loro successiva decomposizione consuma l’ossigeno disciolto in acqua, soprattutto nella zona più vicina ai fondali. Quando la concentrazione di O2 scende sotto 2 mg/l (ipossia) gli organismi immobili e lenti muoiono, i pesci abbandonano l’area e si crea un vero e proprio deserto liquido. La mappa in alto mostra l’estensione della dead zone di qualche anno fa.

La grande estensione di quest’anno è dovuta con ogni probabilità alle abbondanti pioggie che hanno aumentato il dilavamento dei fertilizzanti.

E’ appena il caso di ricordare che i fertilizzanti azotati come l’urea vengono prodotti dall’ammoniaca, prodotta a sua volta dall’azoto atmosferico con abbondante uso di metano come reagente e combustibile per raggiungere la temperatura di reazione.

Meraviglie dell’agricoltura chimica-industriale: si consumano risorse non rinnovabili per inquinare l’aria (oltre alla CO2 anche l’ N2O, un potentissimo gas serra) e l’acqua, facendo dei mari un deserto.

Secondo la NOAA, la presenza della dead zone causa ogni anno un danno di 82 milioni di dollari. In un mondo “normale” tale costo dovrebbe andare a carico dei produttori di fertilizzanti; oppure no?

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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