Pensare di creare un parco eolico di media grandezza (44 turbine) su un territorio comunale dichiarato patrimonio Unesco non può non far scatenare un dibattito pubblico approfondito, a tratti feroce, su come produrre energia pulita tutelando contemporaneamente le bellezze orografiche della murgia materana: Matera ha incantato gli ispettori Unesco a tal punto da decidere di tutelare non solo il suo centro storico, i Sassi, ma anche la sua splendida cornice, i meravigliosi campi di grano che, d’oro giallo, sono stati celebrati dalla letteratura, dal cinema, dalla poesia.

Il progetto, denunciato già a dicembre del 2011, prevedeva la costruzione di 14 turbine eoliche da 135m d’altezza (35Mw la produzione energetica) da installare in località Masseria Verzellina, Matera, e sarebbero state visibili sia dal capoluogo di provincia lucano sia da Gravina, cui si sarebbe dovuto aggiungere un secondo progetto (stessa azienda, Marcopolo Engineering Spa) da 9 turbine a Montalbano Jonico (Mt): in totale (tra Matera e Montalbano) i 57.7Mw di energia che verranno prodotti dal vento copriranno il fabbisogno delle 15mila famiglie materane e di tutta l’area industriale della città dei Sassi.

Sacrificio del paesaggio per esigenze energetiche, qualcosa che già si vede in altre parti del sud Italia: dal Salento all’area del Vulture, dalla val di Noto al casertano, l’eolico è diventato un business degno di tutto rispetto: una gestione verticistica delle fonti energetiche rinnovabili (i cui incentivi e ricavi vanno a beneficio unico delle società energetiche) che ha creato grandi parchi eolici in territori da 600.000 abitanti (come in Basilicata, 2000 torri entro la fine del 2013): la logica è gettare al vento l’energia prodotta dal vento, intascando più gli incentivi (le aziende) che non i benefici energetici, ambientali e, perchè no, economici (per l’utilizzatore finale).

Un progetto cresciuto, levitato come il pane (che a Matera è qualcosa di sacro): la Regione ha già approvato la costruzione di ben 44 torri eoliche, tutte nel territorio del Comune di Matera; quando i lucani si sollevano, significa che è davvero troppo (Matera fu la prima città italiana a sollevarsi contro il regime fascista). Comune, associazioni varie, albergatori, Ordini di architetti, ingegneri, agronomi, cittadini, persino l’Università della Basilicata, tutti uniti in un fronte comune per dire basta allo sfruttamento indiscriminato di un territorio che deve le sue fortune proprio al paesaggio, alla bellezza, alle meraviglie che qui si possono osservare, respirare, mangiare, vivere.

“Lavoriamo perché si possa produrre energia da fonti rinnovabili e ci piace sapere che quando accendiamo una lampadina la sua luce è prodotta dal sole, dal vento, dall’acqua. Per costruire un “futuro migliore ” però è necessaria una consapevolezza collettiva e seria, che abbia come obiettivo il perseguimento del bene comune, come ad esempio la tutela e la valorizzazione di un patrimonio dell’umanità quali sono i Sassi e il Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri.”

ha dichiarato Angelo Bianchi dell’associazione Diritti di Cittadinanza di Matera: già la Soprintendenza ai Beni paesaggistici ha dichiarato illegittima la procedura con cui la Giunta regionale ha approvato il progetto in località Matine, che compromette l’integrità del paesaggio a ridosso dell’altopiano murgiano: la Giunta avrebbe disinvoltamente ignorato i presupposti normativi che impediscono la localizzazione di strutture industriali di quella portata in quel territorio.

Forse questa è la prima volta che lo sviluppo dell’eolico viene messo in discussione non unicamente da istrionici personaggi come Vittorio Sgarbi (che sull’eolico da anni paventa il rischio mafie, urlando l’indecenza di tali opere che “disintegrano” il territorio) o da associazioni di piccolo calibro: in questo caso si tratta di una presa di coscienza collettiva che mangia, vive del proprio territorio (niente di più vero, a Matera). Un dibattito pubblico che dovrebbe essere affrontato più spesso.

A.S.

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