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Nasce oggi GREEN ITALIA, il nuovo movimento ecologista

Il 28 giugno potrebbe essere ricordato come il giorno della “rinascita verde”,  dopo il naufragio inglorioso del partito dei Verdi alle elezioni del 2008.

Per smarcarsi dal passato (un passato peraltro che ha contenuto luci, oltre che ombre) si è scelto un nome bilingue: dopo aver provato ad optare per Ecogreen, hanno invece scelto Green Italia, per ammiccare alla green economy, come è detto esplicitamente nell’appello di fondazione.

L’appello rivendica la necessità di una cultura ecologica, la cui assenza rende evidente «la formidabile resistenza al cambiamento che accomuna buona parte delle forze politiche e sociali italiane, ed è uno dei principali ostacoli che  impedisce di avviare l’Italia su un cammino rinnovato di progresso.»

L’obiettivo principale è la transizione verso un’economia low carbon, cioè a bassa emissione di CO2. L’appello non entra naturalmente in un programma specifico, ma questa frase rappresenta una buona presa di posizione:

Come si fa a seminare ottimismo se si è convinti che il futuro dell’energia è bucherellare il territorio, i fondali marini alla ricerca di qualche barile di petrolio, più che promuovere l’efficienza energetica e le energie pulite? Se si regalano sussidi a settori decotti come l’autostrasporto o i grandi consumatori di energia e contemporaneamente si azzerano le risorse per il trasporto pubblico locale o l’efficienza energetica?

Riuscirà l’operazione di dare vita a un vero movimento ecologista, serio, scientificamente preparato e con una visione sistemica dei problemi? In Francia e Germania l’operazione è riuscita, mentre per il nostro paese è difficile fare previsioni.

Green Italia avrà possibilità di successo se declinerà in modo chiaro un’agenda ambientale, energetica e climatica per il nostro paese, a prescindere da chi sono gli “ex-qualcosa” (Della Seta, Ferrante, Bonelli, Granata) che stanno tenendo a battesimo il movimento.

Due anni e mezzo fa ho partecipato al cosiddetto “Conclave ecologista” di Bologna ed ho toccato con mano la difficoltà di iniziare a fare politica in modo nuovo a partire da problemi, programmi e agende, perchè molti troppi erano ossessionati dalla questione delle “alleanze”, oppure dal sapere “chi  c’era” o “non c’era”.

La scommessa è aperta e spero che, anche raccogliendo l’eredità del migliore tra i Verdi, il troppo spesso dimenticato Alexander Langer, questa esperienza possa dare spazio all’ambiente nella testa e nel cuore degli italiani.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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