Categories: Alimentazione

Junk drink, etichetta verde è il gioco è fatto?

Secondo uno studio del Social Cognition and Communication Lab della Cornell University di Ithaca (New York, Usa), pubblicato qualche mese fa su Health Communication, i consumatori rimangono letteralmente abbindolati dalle etichette verdi che funzionano, a livello cerebrale, come semafori segnalatori di salubrità del cibo o della bevanda. Si tratta di una strategia cromatica che in maniera più sottile rispetto ad antiche erboristerie e mulini candidi evocano un paradiso di pulizia, salute e nutrizione equilibrata.

Il colosso mondiale delle bevande non può stare a guardare e dopo un secolo di rosso (che nella stessa ricerca emerge come essere il colore del pericolo…) passa, almeno per una delle sue bevande, al verde.

Lo fa con Coca Cola Life, di cui è stato annunciato il lancio a fine giugno. La “nuova” bibita è solo parzialmente zuccherata e contiene stevia, con un apporto calorico dimezzato rispetto alla normale Coca Cola.

Il claim pubblicitario recita: “Dolcificata naturalmente deliziosa e con poche calorie”. E poi l’etichetta e il tappo verde, i due richiami subliminali.

Anche se proposta come nuova, la stevia è contenuta in 45 bevande del gruppo, succhi di frutta compresi. Il “test” verrà effettuato in Argentina, dove la bibita è leader del mercato, poi verrà lanciata in tutto il mondo, seguendo lo stesso iter del lancio di Zero.

Coca Cola non è il solo brand a lavorare sull’apparenza dei propri cibi. Come riportato da Time, molte aziende stanno lavorando per ridurre le tracce della lavorazione: da McDonald’s con i panini a Kraft Foods con le fette di tacchino arrosto, l’industria alimentare cerca di proposito l’imperfezione; i vertici della pizza Domino chiedono ai dipendenti di non essere troppo precisi nel tirare la pasta e anche la  Egg White Delight McMuffin si è messa a produrre uova che sembrano fatte in casa. 

Via | Slow Food

Foto © Getty Images

 

 

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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