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Canada, cresce la protesta contro gli oleodotti per le tar sands verso l’Atlantico

Cresce in Canada la protesta contro i mega progetti di oleodotti per trasportare il petrolio da tar sands estratto nell’Alberta verso il mare, e riesce anche a ottenere i primi successi. Dopo aver bloccato l’oleodotto verso il Pacifico, ora è la volta dell’oleodotto Atlantico.

I baroni delle sabbie vorrebbero invertire il flusso del vecchio oleodotto Portland (Maine) – Montreal (Quebec); costruito nel dopoguerra per portare greggio dal mare al Canada,  invece ora secondo le intenzioni dei petrolieri dovrebbe portare il combustibile ottenuto dalle sabbie bituminose agli affamati mercati americani (vedi mappa in fondo al post).

Grazie all’opposizione dei residenti della piccola città di Dunham, dopo cinque anni di battaglie legali è stata finalmente bloccata la costruzione di una stazione intermedia di pompaggio essenziale alla costruzione dell’oleodotto. E’ un’importante vittoria dei cittadini contro colossi multinazionali quali Suncor e Shell.

I cittadini del Quebec si stanno anche opponendo ad un progetto alternativo, l’oleodotto Energy East (mappa in fondo) che dovrebbe portare il petrolio verso il mare seguendo una direttrice più a nord, verso il New Brunswick.

Il Quebec non vuole più vedere disastri civili e ambientali come quello recente di Lac Megantic, dove il deragliamento di un treno che trasportava 10000 tonnellate di shale oil USA per le raffinerie canadesi ha provocato 47 morti, la distruzione di oltre 30 edifici e danni per 200 milioni di $. L’incidente è il più grave disastro ferroviario canadese dal 1864 ed è avvenuto per cause ancora più stupide dell’incidente di Viareggio, visto che il convoglio di 74 vagoni non era stato ben frenato.

Essendo lontani dalla coste, i baroni canadesi del petrolio hanno un bisogno disperato degli oleodotti per ridurre i costi di estrazione e spuntare prezzi più alti sul mercato mondiale. Questo potrebbe portare ad un aumento del costo dell’energia per gli stessi canadesi. Se uniamo questa possibilità al fatto che i conlmata 40000 posti di lavoro creati dagli oleodotti si ridurrebbero solo a qualche migliaio di impieghi temporanei, non possiamo dare torto al Guardian quando dice che “gli oleodotti non serviranno a costruire una nazione, perché sono una grande truffa“.


EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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