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Il walkie talkie di Londra e la stupidità dell’architettura che ignora l’ambiente

Il grattacielo al numero 20 di Fenchurch street è noto come Walkie Talkie per la sua forma caratteristica. La sua superficie concava esposta a sud riflette e concentra i raggi solari sulle strade sottostanti dando vita ad un vero e proprio “raggio della morte”, con temperature che raggiungono i 72 gradi e riescono a bruciare i tappeti, fondere i cruscotti delle auto e creare bolle sulle verniciature.

Ora l’architetto ammette d iaver fatto un sacco di errori e di avere sottosimato la temperatura della luce riflessa;riteneva che non si sarebbero superati i 36 gradi. Questa è una evidente ammissione di imbecillità. Non ha mai sentito parlare di specchi ustori? Di forni solari? Non ha mai seguito nemmeno una lezione di ottica?

Questa storia mostra l’arrogante stupidità di un’architettura che impone le sue bizzarrie e i suoi capricci senza tenere conto dei vincoli fisici e dell’interazione con l’ambiente circostante. Per secoli l’architettura, dagli igloo degli inuit, alle tende dei tuareg, alle isbe russe si è adattata all’ambiente ed ha utilizzato i materiali a disposizione per rendere le case abitabili nel migliore dei modi.

La versatilità dei materiali moderni e il facile accesso alle fonti di energia hanno spesso trasformato l’architettura in un esercizio di insostenibilità, non solo ambientale. La casa sulla cascata di Lloyd Wright è citata in tutti i libri di storia dell’arte, ma sarebbe interessante andare a controllare le muffe sui muri. Il museo Guggenheim è bello da vedere, ma è un enorme spreco di titanio.

Il ponte di vetro di Calatrava a Venezia avrebbe forseaspirato ad entrare anch’esso nei libri di storia dell’arte, ma per ora è entrato solo in quelli della Corte dei Conti per un danno erariale di quasi 500000 euro per rimedi alla sbagliata progettazione.

I grattacieli interamente ricoperti di vetro possono soddisfare l’hybris dei potenti del pianeta, ma sono delle vere e proprie mostruosità energivore, che ingoiano MWh su MWh per il riscaldamento e il condizionamento.  Il più alto grattacielo, il Buri Khalifa di Dubai consuma 1 GWh al giorno, in pratica una centrale nucleare deve lavorare un’ora al giorno solo per rinfrescaregli impiegati,  i turisti e gli ospiti dell’hotel.

Ora l’ineffabile architetto londinese dice che rimedierà ai guai. Se dovesse dipendere da me,  lo radierei dall’ordine e lo manderei a dare un esame di Fisica 1 e fare lavori socialmente utili tra gli Inuit e i Tuareg.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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