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Caso Ilva, Vendola ai magistrati: “Ho agito per la città”

Alla fine ha varcato la soglia giudiziaria anche il governatore Nichi Vendola, ascoltato per sei ore ieri dai pm tarantini che indagano sul disastro ambientale dell’Ilva, per il quale il Presidente della Regione risulta indagato per il reato di concussione.

Sette ore di interrogatorio definito da qualcuno “fiume”, più un ruscello diciamo, presso la caserma della Guardia di Finanza di Taranto, nel corso del quale Vendola ha chiarito la sua posizione nel caso Ilva, spiegando ai magistrati di avere agito nel pieno interesse della città di Taranto.

Diritto alla salute da un lato e tutela dei posti di lavoro dall’altro, ha spiegato Vendola (anche se, nel primo caso, il dramma sanitario che vive la città di Taranto dice altro rispetto al governatore), il tutto agendo in piena coscienza e puntando tutto all’interesse generale della città e dei cittadini di Taranto.

Si può riassumere così l’interrogatorio dei pm a Vendola: riportando i successi, il “cambio di passo” che la sua giunta ha costretto l’Ilva a fare in materia ambientale, gli investimenti e le leggi regionali. Di contro c’è la magistratura, che accusa il governatore di aver esercitato indebite pressioni sull’Arpa Puglia e sul direttore dell’ente di protezione ambientale Giorgio Assennato.

Di vero ci sono gli ottimi rapporti, negli anni, tra Vendola, la dirigenza Ilva e la famiglia Riva (il governatore pugliese ha firmato piu interventi sul periodico edito dai Riva, Il Ponte, nel quale lodava le misure ambientali e i monitoraggi adottati dal siderurgico), e tra Vendola ed Assennato (rapporto, questo, più legato a tematiche professionali).

Occorre sottolineare che l’interrogatorio era stato richiesto dallo stesso Nichi Vendola, che dopo l’avviso di conclusione indagini ricevuto il 30 ottobre scorso insieme ad altre 50 persone aveva immediatamente pronunciato la sua totale disponibilità a rendere dichiarazioni ai magistrati che indagano sul siderurgico ex-Italsider.

Negando ogni tipo di pressione indebita su Assennato, Vendola ha spiegato come la nomina del direttore Arpa sia stata firmata dal governatore in virtù dell’esperienza e della competenza dello stesso Assennato.

Una versione che i magistrati dovranno ora verificare, anche in virtù della memoria depositata poco dopo l’interrogatorio di Vendola dallo stesso Giorgio Assennato. Certo è presto fare previsioni, ancor piu presto lanciarsi in commenti e giudizi inquisitori, ma al momento basta rifarsi alla dura realtà dei fatti ed alle dichiarazioni pubbliche rese dai protagonisti nel tempo per avere una consistente infarinata della vicenda.

A.S.

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