Rifiuti di Roma, dal 9 gennaio stop al commissariamento, ma la città è satura

Intervenendo, il 21 dicembre scorso, all’inaugurazione del nuovo circolo del PD nel quartiere romano della Massimina (a due passi dalla grande discarica di Malagrotta, nel quadrante cittadino più stressato sotto il profilo ambientale) il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha promesso che, il 9 gennaio prossimo, verrà dichiarato concluso lo stato d’emergenza, ed il conseguente commissariamento, riguardante la complicata questione dei rifiuti di Roma.

Un commissariamento (che si alterna, tra dichiarazioni sensazionali e vari commissari, da quattro diverse giunte regionali) divenuto inevitabile conseguenza di 30 anni di Malagrotta, 40 milioni di tonnellate di rifiuti smaltite senza alcun criterio ambientale ed una malagestione generale che ha fortemente compromesso un territorio (la Valle Galeria) e la credibilità delle istituzioni.

Dal 1 ottobre 2013, giorno storico della chiusura della grande discarica della Capitale, ci si è trovati di fronte al grandissimo problema dei numeri e delle leggi, un problema che sembra impossibile da risolvere: questa infografica pubblicata proprio in quei giorni dal quotidiano Il Messaggero può aiutarci a comprendere meglio la portata del dilemma.

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“Il commissariamento termina qui, non ho alcuna intenzione di rinnovare questo mandato. Dal nove gennaio scompaio anch’io da questa vicenda, nel senso che devono essere gli Enti territoriali, dal Comune alla Regione, a fare il loro mestiere e ad occuparsi dei rifiuti. […] La programmazione deve tornare nelle mani degli enti territoriali. A questo punto deve essere fatto un piano regionale e costruito un sistema più evoluto di smaltimento dei rifiuti.”

Ha detto il ministro Orlando al circolo PD della Massimina.

Purtroppo non sempre e buone intenzioni si traducono, e la storia di Malagrotta e dei rifiuti romani lo insegna chiaramente, in buone pratiche. Nel caso specifico, Roma da ottobre vive ogni giorno sul filo del rasoio, spendendo grandi quantità di denaro per trattare i rifiuti fuori dal territorio del Comune ed esportarli in altre Regioni ma lasciando sostanzialmente invariata la percentuale di raccolta differenziata in città, al di sotto del 30%.

L’aumento dei costi grava su un’azienda, l’Ama, già pesantemente stressata nel suo bilancio: l’accumularsi della pattumiera lungo le strade nel periodo di Natale, nonostante “i consigli” alla cittadinanza, è solo la cartina tornasole di un sistema sbagliato (a partire dai cassonetti stradali) e compromesso, messo a serio rischio ogni giorno dal minimo aumento della quantità di rifiuti da raccogliere, trattare, smaltire.

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Se politicamente la notizia della conclusione del commissariamento non può che essere ottima, nella realtà la fase critica è tutt’altro che conclusa: sono molti i cittadini di Roma, proprio oggi, che nonostante il “potenziamento” (solo per carta e cartone, dal quale riciclo tra l’altro l’Ama non guadagna una lira) denunciano situazioni di degrado diffuso: a Selva Candida, come denuncia il blog RomaFaSchifo, tra i rifiuti accumulatisi per strada grufolano i maiali.

Il problema è la gestione dei rifiuti e del problema ad essi connesso, che è rimasta pressoché invariata nei mesi scorsi: la chiusura del commissariamento, e la ripresa della legalità, saranno un momento delicatissimo per la città: se ben gestito, questo passaggio non potrà che essere virtuoso. Ma il rischio che si trasformi in una lama a doppio taglio va costantemente monitorato.

A.S.

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