A photo taken on May 12, 2013 shows a general view of the Yueyaquan Crescent Lake in Dunhuang, in China's northwestern Gansu province. Formerly a silk route hub and centre for trade between China and the West, Dunhuang relies heavily on tourism and features a number of historic sites dating back to the Han Dynasty. The city has an arid climate and is surrounded by sand dunes, a result of increasing desertification. AFP PHOTO / Ed Jones (Photo credit should read Ed Jones/AFP/Getty Images)
Un insospettabile alleato potrebbe rallentare lo spread del deserto cinese; nel nord est del paese la frontiera del deserto del Gobi è una terra desolata di dune sabbiose cge avanza lentamente. I batteri potrebbero però fornire un inversione di tendenza, dando una nuova opportunità alla vita.
La desertificazione è un grande problema per la Cina. L’eccesso di pascolo ha distrutto buona parte del fragile strato di licheni alghe e muschi che vincola la sabbia e il suolo al terreno. Lasciate libere, le sabbie possono ricoprire strade e ferrovie, mentre le tempeste di sabbia possono colpire le fattorie ed anche intere città, come si può vedere dal video amatoriale in fondo al post.
I programmi tradizionali di riforestazione, come quello della Grande Muraglia Verde (1), sono utili, ma sono implementati “a valle” del deserto e nulla possono per migliorare il suolo già degradato e coperto di sabbia.
Quello che non possono fre i grandi alberi è invece perfettamente fattibile dai piccoli batteri, come mostra una interessante ricerca dell’università di Wuhan, dal significativo titolo “Artificially Accelerating the Reversal of Desertification: Cyanobacterial Inoculation Facilitates the Succession of Vegetation Communities“.
Dune di sabbia sono state inoculate con cianobatteri (simili a quelli che produssero la catastrofe dell’ossigeno oltre 3,5 miliardi anni fa) e sono anche stati piantati dei salici. La sola presenza dei salici non ha permesso la ricostituzione del suolo, cosa che invece è avvenuta con il contributo dei cianobatteri che hanno contribuito a fissare le particelle di suolo con le loro lunghe catene filamentose.
Il contenuto di carbonio organico del suolo è passato in 8 anni da 0,5 g/kg a 7 g/kg sul lato solegiato delle dune e a ben 17 sul lato in ombra dove lo spessore del suolo raggiunge i 9 mm.
Sono risultati straordinari, ottenuti partendo da zero e senza mirabolanti biotecnologie, ma utilizzando in modo intelligente ciò che la natura ci mette a disposizione. Le dune rinate alla vita ora ospitano ben 27 diverse specie di piante.
I cianobatteri verrano usati per proteggere i lati delle strade e delle ferrovie e i confini dlle oasi. Il team del’universtià di Wuhan pensa di trattare ben 133 km² di territorio nei prossimi cinque anni.
(1) Questa muraglia non va confusa con l’analogo progetto africano, di cui ecoblog ha parlato a suo tempo.
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