Demonstrators attend the worldwide protest of the annual dolphin slaughter in Japan, in front of the consulate of Japan in downtown Los Angeles, California on October 14, 2010. Similar rallies outside Japanese consulates and embassies were planned across Asia, Europe and the United States. AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
Dopo il sequestro del musciame di delfino, ossia un salume a base di carne essicata di delfino e tenuta sotto vuoto presso un ristorante molto noto di Civitavecchia proseguono le indagini degli inquirenti per risalire alla catena di distribuzione e commercializzazione. Il delfino non può essere pescato così come stabilito dalla convenzione di Washington, dalla Direttiva 92/43/CEE e dal regolamento CE 338/97 che riprende gli accordi Cites (Convenzione Internazionale sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione) con il divieto per tutti i cetacei di acquisto, offerta di acquisto e acquisizione in qualunque forma a fini commerciali. Peraltro i delfini sono cacciati anche in altre zone del Pianeta come in Giappone dove sono oggetto in questo periodo degli assedi dei pescatori nella baia di Taiji.
Il musciame sequestrato a Civitavecchia era presentato come carne di squalo, ma le analisi disposte dalle Iene, che hanno smascherato questo commercio illegale, hanno mostrato che la carne venduta era di Stenella striata, ossia di un delfino che vive nel mar Mediterraneo e nel Mar Tirreno. I delfini frequentano le zone di pesca e spesso restano intrappolati nelle reti e sono uccisi per questo.
In genere la carne di delfino però è distinguibile poiché ha un colore particolarmente scuro che dal rosso tende al nerastro. Nel corso del tempo per la preparazione del musciame si è abbandonato il delfino sostituito dal tonno rosso (ma rischia l’estinzone) e nel passato è stato uno degli alimenti consumati a bordo dei pescherecci e delle navi. Infatti il musciame di delfino è stata una preparazione tipica di alcune zone costiere in Liguria, Toscana, Lazio e Sicilia.
LAV e Marevivo hanno rivolto uin appello al ministro per l’Ambiente Andrea Orlando:
E’ urgente un piano di controlli straordinari per individuare tutta la filiera di questo illegale e squallido commercio di carne di animali rigidamente protetti, nonché altre simili situazioni di somministrazione al pubblico, soprattutto in quelle Regioni le cui tradizioni culinarie annoveravano il delfino tra le prelibatezze locali. Ringraziamo la Procura della Repubblica e la Capitaneria di Porto di Civitavecchia per l’importante risultato, e per l’annunciata intenzione di proseguire le indagini per individuare tutti i passaggi che hanno portato la carne di delfini sui tavoli dei ristoranti, nonché Le Iene per aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica questa consuetudine. Al Ministro Orlando chiediamo tolleranza zero su quanti lucrano sulla pelle di questi mammiferi marini, rigorosamente protetti dalle normative europee.
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