Il picco dei rifiuti in Italia

In Italia la produzione di rifiuti è cresciuta per molti anni più rapidamente del prodotto interno lordo e il disinteresse della società italiana per questo problema ha causato i disastri che conosciamo nelle mani della criminalità organizzata.

Oggi c’è però una netta inversione di tendenza, anche se nessuno ne parla. Il picco dei rifiuti, osservato da Ugo Bardi già qualche anno fa per la Germania, è arrivato anche da noi. Dai 550 kg all’anno per abitante (1) del 2006, l’anno più sprecone della nostra storia recente, siamo calati a poco più di 500 kg nel 2012 e la tendenza è con ogni probabilità proseguita nel 2013 (dati ISPRA).

Per ora si tratta di una diminuzione del 10% circa, ma la tendenza è inequivocabile. A differenza della Germania, che ha iniziato già dall’inizio degli anni 2000 un percorso consapevole di decrescita degli imballaggi e di molti oggetti inutili, la decrescita italiana dei rifiuti è avvenuta a nostra insaputa, ed è stato un effetto collaterale della crisi economica: meno disponibilità di petrolio uguale meno consumi uguale meno rifiuti.

Le minori disponibilità economiche e le maggiori incertezze sul futuro hanno fatto ritornare in auge un po’ di prudenza e parsimonia, per cui la riduzione dei consumi e il riuso dei materiali (vedi ad esempio i mercatini dell’usato) stanno conquistando lo spazio mentale che fino a ieri era occupato solo dal consumo e dallo scialo.

La crescita, seppur lentissima della raccolta differenziata (un misero 40% a livello nazionale) permette inoltre di riciclare e quindi di recuperare materiali che sarebbero andati altrimenti sprecati nelle discariche, a partire da vetro, metalli, carta e plastica.

A Novara, uno dei capoluoghi di provincia con la più alta raccolta differenziata d’Italia, la produzione di rifiuti pro cpaite è pari a 440 kg, quindi esiste sicuramente un buon margine per ridurre ulteriormente il nostro impatto sull’ambiente senza particolari sacrifici.

Insomma, ottime notizie per l’ambiente, un po’ meno buone per chi aveva sognato (e lucrato) su un futuro fatto di inceneritori…

(1) Stiamo parlando dolo sei rifiuti solidi urbani, cioè dei rifiuti prodotti direttamente dalle economie domestiche. I rifiuti speciali dell’industria e delle costruzioni, tra cui quelli pericolosi, assommano invece a oltre 2000 kg per abitante. Le statistiche si fermano al 2010, per cui non è così evidente il trend decrescente osservato per i RSU.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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